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Opinioni

Buone notizie per banche e assicurazioni europee

Sui mercati finanziari europei tornano a correre banche e assicurazioni, in particolar modo i gruppi italiani e spagnoli. C’è un motivo: stanno emergendo regole meno rigide del temuto per quanto riguarda la valutazione dei portafogli titoli detenuti da banche e assicurazioni. Allo scontro ideologico si vanno sostituendo compromessi pratici: era ora!
A cura di Luca Spoldi
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Ancora una giornata euforica per le banche europee ed italiane in particolare, almeno a giudicare dai mercati finanziari, dove i titoli azionari e i bond dei maggiori istituti di credito sono in rialzo, dopo che Yves Mersch, membro lussemburghese del Comitato esecutivo della Banca centrale europea (Bce), ha dichiarato nell’ambito dello stress test che la Bce si appresta a condurre sulla qualità degli attivi delle banche, i titoli di Stato (di cui sono piene in particolare le casse degli istituti italiani e spagnoli) dovrebbero continuare a venire ponderati con rischio pari a zero, come già accaduto in occasione degli stress test condotti dall’Eba (l’Autorità bancaria europea). Mersch ha anche precisato che al momento nessuna decisione è ancora stata presa il che non sorprende, visto la posizione diametralmente opposta del consigliere tedesco (e numero uno della Bundesbank), Jens Weidmann, che da tempo propone che i titoli di stato non vengano più vengano considerati asset privi di rischio e dunque a medio termine la normativa venga rivista in senso più restrittivo.

Prima che qualcuno inizi a concionare se sia giusto o sbagliato che un titolo di stato debba essere considerato privo di rischio oppure no, sarà bene ricordare che nel primo semestre dell’anno i titoli di stato detenuti dalle banche italiane sono ulteriormente saliti (da 321 a 396 milioni di euro), anche se come segnalato dalla Banca d’Italia tra luglio e settembre si sono registrate vendite nette per 10 miliardi, grazie in particolare “all’attenuarsi delle tensioni sui mercati della raccolta all’ingrosso e il rimborso delle operazioni di rifinanziamento a tre anni dell’Eurosistema”, fattori che potrebbero secondo Via Nazionale consentire un ulteriore riduzione della presenza di titoli di stato in portafoglio anche nei prossimi mesi. E’ chiaro tuttavia che con l’8,6% dei crediti in portafoglio deteriorati le banche italiane (peraltro contro il 12,7% registrato dalle banche spagnole, impegnate in questi mesi a fare pulizia di bilancio trasferendo asset deteriorati alla “bad bank” Sareb), che hanno finora avuto bisogno dei prestiti della Bce per riuscire a rifinanziarsi a costi accettabili mentre andavano restringendo drasticamente il credito a imprese e famiglie italiane, restano particolarmente sensibili a ogni possibile variazione delle metriche di valutazione degli asset in portafoglio.

Detto più chiaramente: se ci sarà tempo per procedere a ulteriori dismissioni e ricapitalizzazioni, assieme ad un graduale ridisegno delle proprie attività (tra gli istituti di medie o grandi dimensioni Banca Carige ha avviato la cessione delle controllate in ambito assicurativo e dovrebbe lanciare un aumento di non meno di 800 milioni, Banco Popolare è appena uscito da Eurovita Assicurazioni, UniCredit, Intesa Sanpaolo e Mps hanno messo in conto ulteriori chiusure di filiali ed estensione degli orari di lavoro avendo in programma il graduale rimborso dei prestiti ottenuti dalla Bce), le banche italiane supereranno la tempesta che ha messo a dura prova il sistema del credito in generale e alcuni specifici istituti in particolare in questi anni e potranno tornare a fare il proprio mestiere, se si cercherà di accelerare i tempi il rischio di tornare dall’accenno di debole ripresa che sta seguendo gli ultimi anni di forte recessione a una situazione di depressione è grande. Alle prime cinque banche nazionali nel complesso servirebbero secondo gli ultimi calcoli diffusi sul mercato attorno ai 5 miliardi di euro, una cifra cospicua ma nel complesso gestibile, anche perché dall’incontro tra la Banca d’Italia e alcuni istituti italiani di media grandezza (Credito Valtellinese, Credito Emiliano, Bper, Icrea, Banca Popolare di Sondrio, Banca Carige, Popolare di Vicenza, Veneto Banca) non sarebbero emersi ulteriori problemi.

Sarà un caso ma in questi stessi giorni Parlamento europeo, Commissione Ue e Consiglio europeo hanno varato il documento finale sulla cui base le compagnie assicurative europee, dal 2016, dovranno valutare la propria solvibilità (il cosiddetto accordo di “Solvency II”), al termine di un lungo iter normativo, durato ben 13 anni (tenetelo a mente quanto qualcuno prova a dirvi che per risolvere la crisi occorre arrivare a un’unione politica europea: è vero ma i tempi difficilmente saranno inferiori alla dozzina d’anni ben che vada). Anche in questo caso si sarebbe arrivati a varare regole apparentemente meno rigide del previsto in particolare per quanto riguarda la valutazione a fair value degli asset in portafoglio, accogliendo alcune richieste delle compagnie. Il compromesso dovrebbe consentire di vedere in azione, come notano gli analisti di Websim, “regole più adeguate alla valutazione del rischio d’impresa tipico del mondo assicurativo, ma senza penalizzare eccessivamente le compagnie in momenti di eccessiva volatilità dei mercati, ammorbidendone i criteri di valorizzazione a mercato”.

Ancora una volta vale la pena di ricordare che l’economia è (e la politica dovrebbe essere) la ricerca di soluzioni pratiche a problemi concreti, non l’elaborazione di teorie astratte su cui aprire dibattiti infiniti pro o contro come purtroppo troppo spesso si vede fare in Italia. Se prevarrà la ragionevolezza di tutti e non ci si nasconderà dietro interessi di parte sarà possibile chiudere una volta per tutte la lunga fase di crisi che agita Eurolandia da cinque anni almeno e ridare fiato alle sue migliori imprese (e ai suoi contribuenti tutti). Di idee d'impresa, per inciso, continuano a nascerne tante e sarebbe bello vederne qualcuna poter crescere adeguatamente anche in Italia. Se volete sognare fatevi un giro su Siamosoci.com e scoprite alcune delle tante idee innovative che i nostri migliori giovani (e meno giovani) di talento portano avanti: personalmente credo meritino una opportunità migliore di quella che finore gli si para davanti e forse i compromessi raggiunti in sede europea nel settore del credito e delle assicurazioni potrebbero giocare a favore anche in questo caso. Incrociamo le dita.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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