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Brexit: la sterlina recupera, trader chiudono scommesse ribassiste

In attesa che la Brexit parta la sterlina ha recuperato parte del terreno perso a fine giugno, così banche come Deutsche Bank e Unicredit hanno chiuso le scommesse al ribasso, pur rimanendo negative a medio termine. Obama e Abe provano intanto a fare pressione su Theresa May, a cui offrono invece intese la Russia e la Cina…
A cura di Luca Spoldi
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La Brexit resta al centro dell’attenzione di governi e multinazionali, come emerso ancora dal G20 di Hangzhou, in occasione del quale sia il presidente Usa, Barack Obama, sia il premier giapponese, Shinzo Abe, hanno chiesto al premier britannico Theresa May di fare in modo che non si alzi un muro tra la Gran Bretagna e l’Unione europea, perché come ha spiegato Obama le relazioni tra usa e Regno Unito sono “molto speciali” ma la Brexit rischia di mandare in fumo i legami d’affari tra i due paesi, mentre Abe ha consegnato alla May un memoriale di 15 pagine in cui si elencano i rischi che corrono le società giapponesi operanti nel Regno Unito se la Ue dovesse introdurre dazi doganali nei confronti della Gran Bretagna una volta che la Brexit sarà operativa, tra non meno di due anni.

Al momento però, visto che la Gran Bretagna resta a tutti gli effetti un paese membro dell’Unione europea e che le sue merci e servizi possono liberamente circolare nel vecchio continente, non solo non si vedono i temuti contraccolpi, ma anzi gli ultimi indici macroeconomici, come l’indice dei direttori acquisti elaborato da Ihs Markit per agosto, mostrano un riassorbimento dello “shock” seguito all’esito del referendum del 23 giugno scorso e un buon andamento dei consumi, al punto che negli ultimi cinque giorni la sterlina è rimbalzata sia contro euro sia, soprattutto, contro dollaro.

Il tutto in attesa che la Bank of England torni a riunirsi e decida se varare altre misure anti crisi o se, come appare a questo punto probabile, mettersi alla finestra mantenendosi però “pronta ad agire”. Il recupero della valuta britannica ha già avuto alcune conseguenze pratiche, portando i grandi investitori mondiali a rivedere le loro strategie sui cambi almeno a breve termine. Sia Deutsche Bank sia Unicredit hanno infatti segnalato in giornata di aver chiuso le posizioni “corte” sulla valuta britannica, pur mantenendo la propria visione negativa a lungo termine.

Lo strategist di Deutsche Bank, Oliver Harvey, ha segnalato in una nota come i dati più recenti suggeriscano che “le attese sull’impatto in termini di fiducia della Brexit possano essere state sovrastimate”. Stante il rischio che la Bank of England mantenga un atteggiamento “sanguigno”, Deutsche Bank ha quindi deciso di “prendere profitto sulla nostra raccomandazione” ribassista dello scorso maggio anche se ciò “non cambia comunque il nostro scenario ribassista a medio termine”.

Da parte sua Vasileios Gkionakis, capo strategista sui cambi di Unicredit, ha commentato che “è ancora presto, ma se il rallentamento economico in Gran Bretagna impiegasse più tempo del previsto per materializzarsi, ciò implicherebbe un rischio rialzista per le nostre previsioni”. Anche in questo caso la chiusura delle scommesse contro la sterlina appare tuttavia soltanto “tattica” e non strategica.

Nel frattempo il premier britannico Theresa May ha preso le distanze da alcune posizioni “estreme” espresse nel corso della campagna referendaria da esponenti conservatori poi entrati a far parte del suo governo come l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson (ministro degli Esteri), o Liam Fox (ministro del Commercio), ad esempio sul tema dell’immigrazione, dei contributi al servizio sanitario nazionale o sull’eliminazione dell’Iva, ma ha anche sottolineato come il governo inglese dovrà rispettare la volontà popolare e, in ultima analisi, lasciare l’Unione europea per poi stabilire nuove relazioni economiche con tutto il mondo (Ue compresa).

La May non ha neppure voluto escludere che la Gran Bretagna possa trovarsi nella situazione di dover continuare a versare contributi per il budget europeo, visto che altri paesi che non fanno parte della Ue già ne versano per aver accesso al mercato unico del vecchio continente. Alla May per il momento sono giunte offerte di partnership da parte della Cina, che attende di sapere se verrà approvato il progetto da 18 miliardi di sterline della centrale nucleare di Hinkley Point nel quale sono coinvolte la francese Edf e la cinese China General Nuclear Power Corporation (cui fa capo una quota del 30%).

Prova a blandire la Gran Bretagna anche la Russia, il cui presidente Vladimir Putin ha dichiarato che non ha interesse alcuno a veder collassare l’eurozona ma che questo potrebbe comunque accadere se alcuni dei suoi membri più forti lasceranno l’area, dichiarandosi al tempo stesso pronto a favorire relazioni più strette se la Gran Bretagna lo ritenesse opportuno in specifiche aree economico-commerciali. Insomma: nell’attesa di vedere quando e come la Brexit si materializzerà, Londra è destinata a restare sotto i riflettori non solo per via dei suoi dati macroeconomici ma per le potenziali ricadute geopolitiche del processo che gli elettori inglesi hanno scelto di far avviare.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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