Le incertezze geopolitiche pesano sulle borse, dall’Asia all’America passando per l’Europa. Se il lancio di quattro missili balistici della Corea del Nord verso il Mar del Giappone ha innervosito i listini asiatici, con la borsa di Tokyo che ha perso circa mezzo punto, in America più che le accuse di Trump a Obama è il rinnovo, in forma leggermente rimaneggiata per cercare di evitare una nuova sonora bocciatura da parte delle corti federali, del divieto di ingresso negli States dei cittadini di sei paesi (l’Iraq non fa più parte della lista nera) a destare qualche pensiero oltre alle tensioni con la Corea.
In Europa tengono ancora banco i timori legati alle prossime elezioni presidenziali in Francia, oltre che alle elezioni politiche in Olanda, il 15 marzo, con gli euroscettici guidati da Geert Wielders che contendono la vittoria alla destra del premier Mark Rutte. A Parigi il candidato del centro destra Alain Juppé stamane ha ufficialmente dichiarato non correrà per l’Eliseo, mentre François Fillon intende proseguire nonostante lo scandalo sulle sue assunzione fittizie di moglie e figli quali assistenti parlamentari.
In realtà per alcuni le tensioni in seno alla destra francese più che favorire Marine Le Pen, temuta dai mercati per il suo dichiarato antieuropeismo, potrebbero far salire le chance di vittoria di Emmanuel Macron ex socialista oltre che ex banchiere d’investimento di Rothschild & Cie Banque convinto europeista, anche se con un approccio più mercantilista, che gli ultimi sondaggi danno davanti alla leader del Front National già al primo turno e ulteriormente favorito nel caso di ballottaggio.
Il combinato disposto delle tensioni internazionali e delle incertezze europee favorisce il rimbalzo del dollaro sull’euro e mette sotto pressione bond e titoli finanziari del vecchio continente, a partire da Deutsche Bank, su cui ha pesato l’annuncio del lancio dal 21 marzo prossimo dell’ennesimo aumento di capitale, questa volta da 8 miliardi di euro, cui seguirà la cessione di una quota delle attività di asset management per 2 miliardi di euro circa entro i prossimi due anni.
Deboli anche le banche italiane, mentre i Btp decennali vedono il rendimento risalire sul 2,15% e lo spread contro Bund tedeschi (che stasera rendono lo 0,35%) riportarsi sull’1,80%. In questo clima il Tesoro italiano ha fatto sapere di aver incaricato un consorzio formato da Deutsche Bank, Jp Morgan, Mps, Societe Generale e Ubs di curare “nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato” il collocamento di un nuovo benchmark Btp indicizzato all’inflazione europea, che avrà scadenza 15 maggio 2028.
Dopo 23 riaperture e con un importo in circolazione superiore ai 13 miliardi di euro, l’attuale titolo di riferimento sulla scadenza decennale è il Btp settembre 2024 che paga una cedola del 2,35%, assegnato in asta l’ultima volta il 26 ottobre scorso per un importo di 668,5 milioni di euro a fronte di un rendimento composto lordo di appena lo 0,29%.
Secondo gli operatori di borse il collocamento dovrebbe avvenire già entro la settimana in concomitanza con la riunione della Bce di giovedì prossimo, quindi prima delle elezioni olandesi e prima che la Federal Reserve americana (che si riunisce il 15 e 16 marzo) possa rialzare di un altro quarto di punto i tassi ufficiali sui Fed Funds, come il mercato sembra dare per scontato (la probabilità implicita è al momento vicina all’80%).
Con l’inflazione che in Europa a febbraio è tornata al 2% su base annua (al 2,2% in Germania, all’1,5% in Italia), per quanto principalmente per un rincaro di prodotti alimentari ed energetici che dovrebbe stemperarsi nella seconda parte dell’anno, e con la banca centrale americana che sembra intenzionata a proseguire anche nei prossimi mesi nel suo rialzo graduale dei tassi, non sembra il momento migliore per sottoscrivere titoli a lunga scadenza, ma l’indicizzazione all’inflazione europea potrebbe favorire gli investitori italiani almeno nell’immediato.
Sarà dunque interessante vedere quale sarà l’esito del collocamento e, nelle settimane successive, se le quotazioni del titolo reggeranno la probabile conferma che almeno in America lo scenario sui tassi è cambiato dopo quasi un decennio di costo del denaro vicino a zero.