Se il buongiorno si vede dal mattino, il 2017 non sarà un anno d’oro per le più importanti matricole della borsa di Milano, cosa che spiegherebbe anche la tentazione da parte del governo di rinviare (o cancellare del tutto) il collocamento della seconda tranche di Poste Italiane e della prima tranche di Ferrovie dello Stato.
Il collocamento riservato a investitori istituzionali di Unieuro, prima matricola del Mta del 2017, si è infatti chiuso con un mezzo flop: sia il prezzo, di soli 11 euro per azione contro i 13-16,5 euro ipotizzati nella forchetta indicativa, sia il quantitativo di titoli, 6.363.637 azioni pari al 31,8% del capitale contro l’intenzione manifestata di arrivare ad un flottante del 42,5%, sono risultati nettamente inferiori.
La capitalizzazione di Unieuro, che debutterà in borsa il 4 aprile prossimo, sarà dunque inizialmente pari a soli 220 milioni (contro i 260-330 milioni ipotizzati), mentre al venditore, Italian Electronics Holdings Srl (controllata al 70,5% dal fondo Rhône Capital e partecipata al 15% da Dixons Retail, cui nel 2002 il fondatore Paolo Farinetti, padre di Oscar, a sua volta fondatore di Eataly cedette l’azienda, e al 14,5% dalla famiglia Silvestrini e dal management), andranno 70 milioni, rispetto ai 110-140 milioni massimi inizialmente ipotizzati e ai 120 milioni che si prevedeva potessero essere concretamente incassati.
Eppure i numeri della maggiore catena italiana di elettronica di consumo ed elettrodomestici avrebbero potuto generare un maggior interesse: prima per numero di punti vendita (457), con una quota di mercato del 18%, Unieuro dà lavoro a 3.900 dipendenti e lo scorso anno ha registrato ricevi per 1,557 miliardi di euro. Unieuro ha inoltre da poco proceduto all’acquisizione, insieme a Project Shop Land Spa, del 100% del sito Monclick attivo in Italia e Francia nell’e-commerce hi-tech, per 10 milioni di euro.
Anche le prospettive non sembrano malvagie, tanto che il Cda ha già richiesto all’assemblea dei soci chiamata ad approvare il bilancio 2016 dei procedere alla distribuzione di un dividendo pari a 20 milioni complessivi, pagabile nel mese di settembre del 2017. Per i successivi esercizi, Unieuro ha approvato una politica di progressiva distribuzione dei dividendi sulla base di una percentuale non inferiore al 50% dell’utile netto rettificato.
A questo punto, se il prezzo “scontato” non scatenerà l’appetito degli investitori retail e dei gestori che fossero stati eventualmente esclusi nel corso del collocamento, favorendo così l’esercizio integrale dell’opzione di greenshoe concessa ai Joint Global Coordinator (Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca) e pari al 15% delle azioni collocate e comunque non oltre 1.275.000 azioni massime, che va ricordato è esercitabile, in tutto o in parte, entro 30 giorni dalla data di inizio delle negoziazioni delle azioni sul Mta, la stessa ammissione al segmento Star potrebbe essere a rischio, dato che è necessario raggiungere un flottante minimo pari al 35% del capitale.
Chi incrocia le dita, a questo punto, è anche Banca Farmafactoring, gruppo specializzato nella gestione e smobilizzo pro-soluto dei crediti commerciali vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni operante in Italia, Spagna e Portogallo, Polonia, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, che dal 23 marzo ha in corso il proprio collocamento, destinato a concludersi il 4 aprile prossimo salvo chiusura anticipata, riservato esclusivamente ad investitori qualificati.
In questo caso vengono collocate 530.000 azioni, che a seguito dell’entrata in vigore del nuovo statuto e del frazionamento in ragione di 100 nuove azioni per ogni vecchia azione sono destinate a diventare 53 milioni di titoli, più un’opzione di greenshoe su altre 79.000 azioni (ovvero 79 milioni di futuri titoli). In caso di successo, sul mercato andrà il 31,16% del capitale di Banca Farmafactoring (il 35,83% se verrà integralmente esercitata l’opzione di greenshoe).
Il debutto, previsto il 7 aprile sempre sull’Mta di Borsa Italiana, dovrebbe avvenire ad un prezzo che la forchetta indicativa ipotizza tra 4,7 e 5,9 euro pari ad una valorizzazione della società tra i 800 e 1.004 milioni di euro, rispetto ai circa 500 milioni riconosciuti, si disse, da Centerbridge in occasione del “buyout” della società nella primavera del 2015.
Il venditore, BFF Luxembourg Sarl, che per il 94,25% fa capo appunto al fondo Centerbridge (mentre Bracco detiene il 3,28% e la quota restante è ripartita tra Mediolanum Farmaceutici, Unione Fiduciaria e La Molteni), incrocia le dita e spera di mettersi in tasca tra i 250 e i 360 milioni di euro. Ce la farà?