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Covid 19

Bonus 600 euro, verifiche su 40mila italiani: potrebbero averlo chiesto senza averne diritto

L’Inps sta effettuando verifiche su 40mila contribuenti che hanno richiesto (e ottenuto) il bonus Covid da 600 euro: queste persone potrebbe aver ricevuto l’indennità pur non avendone diritto, in quanto iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie. Non ci sono, quindi, solo i tre deputati e i 2mila amministratori locali.
A cura di Stefano Rizzuti
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Non solo i tre deputati e i circa 2.000 amministratori locali. In totale gli italiani che hanno chiesto il bonus da 600 euro erogato per l’emergenza Covid e che potrebbero non avere i requisiti per farlo sono stati fino a 40mila. Il dato, in realtà, è tutt’altro che certo. Si tratta, infatti, delle domande che l’Inps sta verificando – dopo aver erogato il bonus – perché potrebbero presentare delle possibili incompatibilità con i requisiti del bonus erogato dall’istituto di previdenza. I controlli, quindi, riguardano 40mila individui per un totale di 80mila bonus erogati. Questo perché chi ha ottenuto l’indennità a marzo l’ha poi ricevuta in automatico anche ad aprile. Per un totale di 80mila bonus che ora vengono valutati dall’unità Antifrode dell’Inps per capire se è necessario far partire un’azione di recupero per gli indebiti pagamenti. Calcolando 1.200 euro a caso, si arriva così a una cifra di 48 milioni di euro che potrebbero essere stati erogati senza che venissero rispettati i requisiti. Ricordiamo, invece, che a maggio le regole sono cambiate, perché il bonus è stato erogato solamente nel caso in cui si potesse dimostrare un calo del fatturato.

Perché gli eventuali indebiti potrebbero essere molti meno

Il decreto Cura Italia prevedeva l’erogazione del bonus senza tenere conto delle condizioni reddituali dei richiedenti. Al contrario, non poteva essere versata l’indennità a chi è iscritto ad altre forme previdenziali obbligatorie. Ma, come sottolinea al Sole 24 Ore la vicepresidente dell’Inps, Maria Luisa Gnecchi, essere iscritti a più forme previdenziali non comporta necessariamente una situazione reddituale favorevole. Motivo per cui suggerisce di intervenire per legge permettendo di erogare il bonus, almeno in alcuni casi, anche se si è iscritti a due fondi diversi. “A me spiace che non si sia tenuto conto che ci sono persone iscritte a due fondi previdenziali obbligatori per sopravvivenza, non per scelta, un lavoro dipendente part time e un’iscrizione in gestione separata o Enpals o altro fondo – spiega Gnecchi –. Si sarebbe potuto procedere con autodichiarazione, verificata a posteriori. Ci sono persone con redditi molti bassi che sono rimaste escluse per l’iscrizione a due fondi pensionistici. Si potrebbe inserire un correttivo nella conversione in legge del Dl 104”.

Il bonus 600 euro a deputati e amministratori locali

La questione è stata portata all’attenzione dopo che si è scoperto che questi controlli sono stati effettuati anche su alcuni politici. Non solo i tre deputati che hanno preso il bonus Dara e Murelli della Lega, Rizzone del M5s – ma anche 2mila tra consiglieri comunali, consiglieri regionali, assessori ed esponenti delle giunte locali. Proprio su questi casi, ma in generale su tutti i 40mila riguardanti le verifiche in corso – l’Inps sta effettuando controlli andando in due diverse direzioni. Proprio per la parte concernente i politici, si sta svolgendo un approfondimento con il Garante della privacy prima di rendere pubblici i nominativi. Come ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, dopo questo approfondimento i nomi potrebbero essere comunicati in seguito a richiesta formale della commissione Lavoro di Montecitorio. Inoltre l’Inps sta procedendo con un audit interno per capire come sia avvenuta la fuga di notizie.

Sulla questione del bonus ai politici il punto riguarda proprio l’iscrizione ad altre forme previdenziali obbligatorie. Da quando per i parlamentari non c’è più il vitalizio, infatti, per loro esiste una pensione a tutti gli effetti. Dal 2012, infatti, i deputati, i senatori e i consiglieri regionali ricevono un assegno dai 65 anni di età, calcolato con il metodo contributivo. E proprio per questo motivo, ovvero l’iscrizione a un altro fondo previdenziale, sono stati effettuati i controlli da parte dell’Inps. Individuando, così, i 2mila politici che hanno ricevuto il bonus e che, forse, non ne avevano diritto.

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