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Opinioni

Bce pronta ad ampliare il Quantitative Easing: per chi ha un mutuo è una buona notizia

Tassi bassi più a lungo del previsto in Europa, se come sembra la Bce amplierà il suo programma di quantitative easing per cercare di stimolare un’inflazione che non vuol saperne di ripartire. La notizia farà piacere agli investitori in bond ma soprattutto chi ha o deve sottoscrivere mutui, per i quali il tasso variabile resta un’opzione allettante.
A cura di Luca Spoldi
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Un rallentamento della crescita mondiale e mercati finanziari volatili non sono lo scenario ideale per assistere da un rialzo dei tassi, anzi. Se in un paese dove la crescita appare sufficientemente solida come gli Stati Uniti questo dovrebbe indurre la Federal Reserve a rinviare da metà settembre e fine ottobre il primo rialzo dei tassi (che con tutta probabilità di limiterebbe a fissare il costo del denaro dallo 0-0,25% allo 0,25%, in vista di un secondo rialzo che potrebbe portarlo sullo 0,5% entro la primavera del prossimo anno), in Europa questo significa nessun aumento dei tassi ancora a lungo e nei mercati emergenti addirittura ulteriori limature come quella decisa ieri dalla Cina o a nuove svalutazioni delle valute.

Tutto questo ha una conseguenza ben precisa per i mercati finanziari: un nuovo incentivo per gli investitori a spostarsi (o rimanere, o a ritornare) su asset a rischio (azioni, obbligazioni societarie, mercati emergenti e così via), dato che la liquidità continuerà a non rendere nulla e i bond a breve termine ugualmente poco o nulla in termini nominali, col rischio di un risultato in termini reali marginalmente negativo. Ma ha anche un risvolto in termini di “economia reale”: se il costo del denaro, specie in Europa, continuerà a rimanere sui livelli attuali o persino leggermente inferiori (una volta rientrate le tensioni di breve periodo legate alla Cina o alle elezioni anticipate in Grecia), indebitarsi costerà di meno.

Del resto mentre la Fed ha da tempo completato i suoi programmi di “allentamento quantitativo” (quantitative easing) e deve decidere se e quando iniziare a rialzare i tassi, nel vecchio continente ancora si parla di possibili prolungamenti o ampliamenti dell’attuale programma di acquisto di bond sul mercato da parte della Bce. Lo ha fatto oggi, ad esempio, il membro del Consiglio esecutivo della Bce, Peter Praet, che intervenendo ad un convegno ha spiegato come Eurotower potrebbe dover ampliare la portata del suo programma di quantitative easing ed è pronta a farlo, dato che i rischi di mancare l’obiettivo di riportare l’inflazione vicino alla soglia del 2% non accennano a diminuire, anzi sono in aumento.

Per Praet, infatti, “gli sviluppi dell’economia mondiale (ossia il rischio di una crescita cinese inferiore alle attese, ma anche delle conseguenze negative che questo potrebbe avere per le esportazioni europee e giapponesi, con conseguente impatto sul Pil delle due aree) e i mercati delle materie prime (il petrolio resta anche oggi ben distante dai 40 dollari al barile, anche se da più parti si sostiene che questa fase non potrà durare ancora a lungo) hanno accresciuto i rischi al ribasso in merito al raggiungimento di una dinamica sostenibile dell’inflazione verso il 2%”. Tradotto: i prezzi anziché salire potrebbero continuare a scendere o a rimanere stabili. La Bce, ha notato Praet, dovrà anche tener conto dell’accresciuta volatilità dei mercati: “dovremo pensare alle conseguenze sul pricing dei rischi, visto che in qualche modo i mercati incorporeranno questa volatilità” ha concluso il banchiere, spiegano che occorrerà “capire quali sono le conseguenze sulle condizioni finanziarie generali”.

Che conseguenze può avere per una famiglia italiana questa nuova ipotesi sull’andamento della politica monetaria europea e pertanto sui tassi d’interesse? Come detto le conseguenze potrebbero essere positive per chi sia o si debba indebitare: in soldoni i mutui resteranno più a lungo di quanto ci si poteva immaginare anche solo a inizio giugno. Al momento, ad esempio, secondo i dati del sito Mutuionline un mutuo per l’acquisto della prima casa può costare tra l’1,51% di Taeg (applicando il tasso Eurobor e uno spread dell’1,35%) nel caso di un prodotto a tasso variabile (100 mila euro da rimborsare nell’arco di 20 anni portano in questo caso ad una rata di circa 475 euro al mese) e il 2,59% (a fronte di un tasso “finito” del 2,35%) nel caso di un prodotto a tasso fisso (con rata da circa 522 euro).

Se come sembra i tassi sono destinati nell’area dell’euro (e quindi in Italia) a rimanere sui livelli attuali o forse persino leggermente inferiori nel caso la Bce ampli realmente la portata del suo programma di acquisto di bond sul mercato (operazione che contribuisce al tempo stesso a mantenere elevate le quotazioni dei titoli di stato e delle obbligazioni societarie, comprimendo così il rendimento effettivo dei titoli) la tentazione di optare per un prodotto a tasso variabile dovrebbe essere elevata. In realtà sul mercato già da qualche tempo si nota come la domanda di nuovi mutui si stia nuovamente orientando sul tasso fisso. E’ apparentemente una scelta di buon senso, visto che la differenza tra l’una e l’altra soluzione è di circa un punto percentuale, eppure su 100 mila euro di mutuo questa differenza comporta un delta di costo di oltre 525 euro annui, pari ad una rata extra ogni anno (in più se si sceglie il tasso fisso, in meno se si opta per il variabile).

Per chi voglia sfruttare al massimo il basso costo del denaro sarà peraltro opportuno tenere d’occhio l’andamento dei tassi futuro e porsi una soglia limite oltre la quale procedere ad una surroga, che non presenta costi aggiuntivi rispetto ad un normale mutuo e può sempre essere richiesta senza alcun costo ulteriore (le spese di istruttoria della pratica e della perizia sull’immobile per legge sono infatti a carico della banca che subentra col nuovo mutuo, senza che l’istituto che ha concesso il primo mutuo possa in alcun modo ostacolare l’operazione). L’unico limite della portabilità del mutuo (la surroga, appunto) è rappresentato dal fatto che  l’importo del nuovo mutuo non potrà che essere pari a quello del capitale residuo ancora da rimborsare, ma se vi ricorrerete per evitare di pagare costi aggiuntivi questa condizione non dovrebbe rappresentare un particolare problema.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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