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Bankitalia non esclude un intervento pubblico sul sistema bancario italiano

Durante l’assemblea annuale dell’Associazione bancaria italiana, il governatore Ignazio Visco ha presentato una relazione e auspicato un intervento pubblico. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è d’accordo e sta lavorando per rendere disponibile le risorse necessarie.
A cura di C. M.
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Non si esclude la possibilità di un intervento pubblico nel sistema bancario italiano. A dichiararlo il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco durante l'assemblea dell'Associazione bancaria italiana. "A fronte del rischio che, in un contesto di elevata incertezza, problemi circoscritti intacchino la fiducia nei confronti del sistema bancario, un intervento pubblico non può essere escluso", soprattutto per quanto riguarda gli aumenti di capitali effettuati in seguito al fallimento di uno stress test.

Il sistema da solo potrebbe non essere in grado di far fronte a gravi crisi e in quel caso l'intervento statale sarebbe non solo auspicabile, ma determinante per la risoluzione di eventuali dissesti: "Confidiamo nella capacità di successo di un impegno comune volto a superare le attuali difficoltà, ma non sottovalutiamo i segnali di preoccupazione, il nervosismo che provengono dalla situazione dei mercati finanziari e interessano le banche italiane e insieme con le altre autorità stiamo agendo con determinazione per promuovere efficaci interventi di mercato".

Anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si dice d'accordo con il governatore della Banca d'Italia, sottolineando la possibilità dell’intervento pubblico "precauzionale" e dichiarando di essere al lavoro per rendere disponibile le risorse economiche necessarie, qualora ve ne fosse davvero bisogno. "Il dialogo con le istituzioni europee è continuo e ha lo scopo di esplorare tutte le modalità di intervento pubblico ammesse dalla regole sugli aiuti di Stato sulle banche", ha dichiarato Padoan, sottolineando che la priorità dell'intervento sarebbe volta a "tutelare il risparmio, secondo il mandato costituzionale".

La nuova normativa europea sulle banche, però, "è molto esigente e la sua attuazione ha elementi di flessibilità che vanno sfruttati in pieno soprattutto in caso di rischio sistemico", ha proseguito Padoan, ricordando che la soluzione preferita dalle istituzioni europee rimane quella di mercato, sul modello di Atlante. "Esistono elementi di criticità che possono essere affrontati e risolti con soluzioni di mercato. L’intervento del fondo Atlante che può investire sia negli aumenti di capitale delle banche sia unitamente ad altri investitori in tranche di veicoli creati a sostengo delle banche gravate da npl è complementare alle riforme varate dal governo per accelerare i tempi di recupero dei crediti", ha concluso il ministro dell'Economia.

Sempre il governatore della Banca d'Italia ha inoltre anticipato che ci saranno presto nuove fusioni nel mercato bancario italiano, riferendosi a Bpm-Banco Popolare. "L’operazione di aggregazione tra due importanti banche popolari annunciata nei mesi scorsi costituisce un importante test della capacità di rinnovarsi del sistema a seguito del processo di riforma. Ci si attende che altre iniziative aggregative abbiano luogo in tempi non lunghi".

Un’affermazione che sembra rispondere alle critiche mosse dal presidente dell'Associazione bancaria italiana Antonio Patuelli, il quale a margine della relazione annuale presentata all'Assemblea Abi ha sottolineato quanto le "innovazioni profonde in atto in Italia non siano favorite dall'imposizione da parte di autorità europee di un aumento di capitale a due banche che intendono fondersi e che individualmente avevano indici abbondanti di solidità patrimoniale".

Patuelli, inoltre, non ha risparmiato un duro attacco al meccanismo del "bail in" introdotto recentemente da alcune normative europee, che secondo il presidente dell'Abi sarebbe inconstituzionale: "Occorre venga rivista al più presto la normativa sulle risoluzioni e sul bail in innanzitutto per ciò che contrasta con la Costituzione italiana". Secondo il presidente dell’Abi, sarebbe opportuna l'introduzione di "un calmiere anche per l’onerosità a carico delle banche per la contribuzione ai numerosi fondi anche obbligatori europei, soprattutto a quelli ai quali l’Italia non ricorre".

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