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Banche e Npl: il problema è l’assenza di mercato o di controlli?

Il problema degli Npl che le banche italiane devono cedere è legato all’assenza del mercato o piuttosto al mancato controllo sull’operato delle banche medesime? A giudicare dalle ultime operazioni qualche sospetto viene…
A cura di Luca Spoldi
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Il problema delle banche italiane è davvero il peso delle sofferenze e dei crediti deteriorati tutti (tecnicamente detti Npl, Non performing loan), o piuttosto quello dalla mancata vigilanza sui rischi che le banche si sono assunti negli anni? Ovviamente non è possibile fare di tutta l’erba un fascio, eppure a guardare le ultime operazioni qualche sospetto viene. Prendete Intesa Sanpaolo: per un portafoglio di 2,5 miliardi di euro costituito da crediti societari di cui il 30% è ipotecario c’è letteralmente la fila di potenziali acquirenti.

Secondo Reuters, che cita ben quattro fonti vicine al dossier, a presentare una prima offerta non vincolante vi sarebbero già stati AnaCap, Apollo Global Management, Cerberus, Lone Star, Kkr, Fortress e la coppia Christofferson Robb & Company e Bayview. Tra questi soggetti ora Intesa Sanpaolo potrà selezionare, forse già prima di Natale, una short list di soli tre candidati che avranno accesso alla data room e potranno studiare più da vicino la “merce”, per formulare poi le offerte nei primi mesi del 2017 e arrivare ad una cartolarizzazione nel corso del primo semestre dell’anno nuovo.

Tra le operazioni di minore dimensione, Banca Ifis ha annunciato oggi l’acquisto di un portafoglio di crediti deteriorati per un valore nominale di circa 54,4 milioni, corrispondente a oltre 45.000 posizioni; la particolarità dell’operazione consiste nel fatto che a cedere il portafoglio è stata “una delle principali utilities italiane” e che le posizioni “riguardano contratti di fornitura a persone fisiche e piccole imprese”.

Sempre in giornata Italo Sicav Plc, società a capitale variabile di diritto maltese nata nel 2015 dalla partnership tra Banca Zarattini (istituto svizzero specializzato nella gestione di patrimoni) e Credit Network & Finance (soggetto che si occupa in esclusiva delle attività di valorizzazione e recupero dei portafogli crediti deteriorati acquistati), che ad oggi gestisce tre fondi alternativi di investimento chiusi la cui sottoscrizione è riservata a operatori qualificati ed istituzionali, ha annunciato l’acquisto di un portafoglio di Npl del valore nominale di 861 milioni di euro “ceduto da una banca italiana quotata”. Con questa operazione Italo Sicav Plc supera le 116 mila posizioni per un valore nominale di 1,9 miliardi di euro.

Sullo sfondo restano altre maxi-operazioni già in pista o in via di completamento: la più importante è quella da 17,7 miliardi di euro varata da Unicredit in due tranche, affidate a Fortress e Pimco, che costituiranno veicoli finanziari per procedere alla successiva cartolarizzazione in cui la stessa Unicredit deterrà una quota di minoranza. Altrettanto importante (e con un impatto ancora più rilevante per il futuro dell’istituto) è quella da 27,7 miliardi che Mps tenta di imbastire ormai da luglio.

Qui la novità è che dopo che Unicredit ha fissato il nuovo benchmark di mercato con una valutazione dei suoi Npl pari mediamente al 25% del valore lordo di libro, qualche dubbio sembra essere venuto a Quaestio Sgr, che gestisce il fondo Atlante, chiamato a versare 1,7 miliardi dei 9,2 miliardi che la banca senese spera di incassare cedendo i propri Npl ad una valutazione del 33% del valore lordo di libro. Ma siccome, come canta De Gregori, “la sposa aspetta un figlio e lui lo sa, non è così che finirà”, a ricordare a Quaestio che il fondo Atlante è nato con “un obiettivo molto chiaro e deve portarlo a compimento” ci ha pensato il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.

Messina ha ulteriormente chiarito chela posizione di Intesa Sanpaolo è che l’operazione con Mps debba essere perfezionata”, anche se questo significherà con ogni probabilità per l’istituto dover svalutare la propria quota da 850 milioni in Atlante (la stessa versata da Unicredit). Col che si è raggiunta la prova provata che il problema delle banche italiane non è l’ammontare di Npl in bilancio né la disponibilità del mercato ad acquistarli, ma il prezzo a cui potranno essere ceduti.

Aumentare la copertura su questi cespiti al 75% come fatto da Unicredit sarebbe costoso (non meno di 23-25 miliardi solo per i primi 14-15 istituti italiani) e probabilmente inutile come sottolineato dal broker francese Exane, secondo cui i livelli di copertura “non si possono standardizzare per tutte le banche, in quanto i collaterali sono molto diversi”. Semmai la si sarebbe dovuta alzare nel corso degli anni e qui forse viene alla luce il vero problema “strutturale” italiano: in un sistema povero di risorse, che non ha saputo svolgere al meglio la propria funzione (quella di erogare credito in base a un merito di credito correttamente valutato), chi doveva controllare dov’era e cosa faceva?

Perché non è credibile che Banca d’Italia e Consob non si siano mai accorti che c’era del marcio in Danimarca, anzi in Italia. Forse per questo ora fanno finta di non vedere i rischi che corrono azionisti e obbligazionisti di Mps e autorizzano aumenti di capitale senza l’indicazione del prezzo di sottoscrizione e riapertura di offerte di conversione di bond in azioni fatte blandendo gli investitori con “generose” offerte a premio rispetto alle quotazioni correnti dei titoli coinvolti e al tempo stesso agitando lo spettro della conversione forzata a sconto se non si raggiungerà un’adesione “spintanea” sufficientemente elevata.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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