Banca Popolare di Bari, l’audio shock che rivela come funziona il sistema bancario italiano
Il default tecnico (non giuridico) di Banca Popolare di Bari è conclamato e ora, dopo che la morte è stata annunciata con il commissariamento di Bankitalia, tutti a ricordarne le cause: i soliti prestiti agli amici degli amici, le perdite sulle “sofferenze” (i prestiti che non si riescono a restituire) moltiplicate dalla urgenza di venderle a società di recupero, l’acquisto della disastrata Cassa di Teramo (Tercas) caldamente consigliato da Bankitalia nel 2013.
Questi sono gli effetti, le conseguenze. Non le cause.
La vera causa va ricercata in un management obsoleto, logoro, superato, senza idee per produrre ricavi (il vero dramma dei conti economici delle banche) se non con i soliti sistemi commerciali. Basta ascoltare l’audio degli interventi del presidente Gianvito Giannelli e dell’amministratore delegato Vincenzo De Bustis nel corso di una riunione di pochi giorni fa (prima del commissariamento del 13 dicembre) a “porte chiuse” con il management della banca (dirigenti e direttori di filiale).
Un audio inviatoci da una fonte “dissidente” che sembra riportarci alle Frittole del racconto finanziario del nostro paese. La sensazione, per certi versi per me straniante, è di ritrovarsi in un luogo dimenticato. Frittole appunto, dove finirono Troisi e Benigni perdendosi in “Non ci resta che piangere”. Lì i due attori si imbatterono in Leonardo e Savonarola; qui, invece, ci ritroviamo a narrare di situazioni che, dopo averle vissute in UniCredit e raccontate nei miei libri, pensavo non si ripresentassero più visto che ci ripetono spesso che “il nostro sistema bancario è solido e che si tratta di casi isolati”.
Ci sono passaggi nell’audio che fanno rabbrividire
Il caso Banca Popolare di Bari è l’ennesima dimostrazione del fatto che nel nostro Paese siamo abituati a “piangerci il morto” e poi trovare i soldi per fare il funerale. Mai una proposta o una legge seria che possa tentare di guarire l’ammalato (sistema bancario) che, sebbene in alcuni casi impossibile, avrebbe bisogno di controlli continui, diagnosi precoci e cure molto forti.
Non parliamo solo delle promesse elettorali o delle campagne di marketing politico per combattere la malafinanza, che gli ultimi due governi hanno dimostrato che il cambiamento del nulla è il nulla. Mi riferisco all’individuazione del vero problema che affligge il nostro sistema bancario: il ricambio di un management ormai sfiduciato, lo capirete ascoltando l’audio, dagli stessi soldati dell’esercito banca.
Gli stessi volti, gli stessi danni.
Ma vi siete chiesti come mai questi manager, a volte coinvolti in precedenti esperienze di inefficienze, vanno poi a dirigere banche che sono prossime al fallimento e parlano come se loro fossero completamente estranei ai danni provocati? Siamo proprio certi che questi manager siano consapevoli che quel modo di fare banca sia ormai morto? O si sta costruendo, con l’appoggio silenzioso della politica, una rete di potere per arrestare e ritardare (in attesa della ormai scontata soluzione statalista) il processo di dissoluzione di un sistema bancario debole, che partendo dagli anelli più piccoli può produrre un effetto domino anche sulle tessere più grandi?
Occorrono persone con visioni fresche, nuove, che non hanno avuto un passato in quel mondo determinandone gli sconquassi (o quantomeno accettandoli passivamente) che ormai tutti conoscono. Occorrono persone competenti che conoscano bene come evitare di finire in quel sistema di fare networking con il potere politico costringendolo spesso a una sudditanza psicologica talvolta dettata da collusione e spesso influenzata dalla forza del denaro.
Come individuarli? La prima barriera seria è quella dei requisiti di professionalità: persone che se ne intendono. L’Autorità bancaria europea (Eba), per essere chiari, sta andando verso il criterio che imporrà a tutti gli amministratori di banca di essere esperti di finanza: professori universitari, consulenti aziendali, avvocati. Peccato però che in certi casi questi ultimi siano anche quelli che hanno maggiori abilità e chance per potere ingarbugliare meglio la finanza.
Sarebbe auspicabile, in tal senso e sempre che ci siano le competenze per farlo, intervenire legislativamente per imporre nei consigli di amministrazione delle banche un buon mix di professionalità e competenze, tra cui, perché no, quelle ambientali, o quelle sulla responsabilità sociale dell’impresa, competenze sociali. Non perché il singolo consigliere possa influire sulle decisioni della banca, ma perché, nella logica della vigilanza, il consiglio di amministrazione agisce con il voto collegiale e per questo, nel rispetto della pluralità dell’informazione e delle competenze, è meglio un drappello di consiglieri con un ricco assortimento di esperienze e professionalità anziché un piccolo esercito di dieci avvocati.
Il secondo limite riguarda l’onorabilità professionale dei componenti della governance di una banca, finora valutata solo attraverso il certificato dei carichi pendenti. Un passo in più rispetto al casellario giudiziale si deve fare. Una buona reputazione può essere sicuramente evidenziata dal curriculum o da soggetti terzi. Impariamoli a leggerli questi cv! E se vedi che un manager ha già affossato due banche, devi fermarne la capacità di fare danni! Stop. Purtroppo in Italia sappiamo come funzionano certe cose. Si preferisce appiattire tutto verso il basso. I bravi e i competenti vanno allontanati, marginalizzati, esclusi perché alterano, “sovvertono” il sistema che ha le sue regole inamovibili. Per esempio forse servirebbe valutare se
questa persona ha manifestato in passato attitudini che la rendano degna del compito, se ha esperienze nel non profit, o se è riconosciuta positivamente dalla comunità professionale internazionale, in una cerchia territoriale più ampia del suo territorio abituale e non sempre e solo dai suoi conoscenti.
Passaggi fondamentali dell’audio
Intervento Presidente Banca Popolare di Bari Gianvito Giannelli
"La Vigilanza (Banca d’Italia) crede nella banca, crede in quello che voi state facendo”
“Adesso si inizia a vedere la luce e il percorso di messa in sicurezza della banca si concluderà prima di Natale”
“Non c’è rischio di commissariamento! Rassicurate i clienti , la gente vuole essere rassicurata, a cominciare da mia madre”
Il 13 dicembre Bankitalia mette la banca in commissariamento
“Una professionista ci sta portando 20 milioni di euro"
“Ci stiamo battendo per tutelare voi”
“Se la banca (cioè i manager di rete) tiene sul piano emotivo fino a Natale, ancor più che sul piano concreto della tenuta dei depositi , un passo fondamentale sarà’ stato fatto l’altro passo fondamentale sarà la preparazione e la gestione dell’assemblea degli azionisti che si dovrà tenere nella prima metà del 2020”
Pressione nei confronti dei manager di rete inducendoli a spingere sui clienti altrimenti il rischio saranno agli esuberi
Intervento Amministratore Delegato, Vincenzo De Bustis
“La migliore risposta sarà quella di completare il budget. Il presidente è stato carino ed elegante con voi ma io devo dirvi qualcosa di meno carino”
“Nel budget occorre inserire un po’ di ambizione”
“Ci sono gli esuberi se la banca non reagisce a livello commerciale e in una migliore gestione del credito poi ci sono gli esuberi”
“Dal 18 di dicembre arriveranno i nuovi proprietari che pensano solo ai numeri e vi faranno dei job assessment"
“Siete dei pellegrini”
“I risultati si fanno con il coltello fra i denti prendetene coscienza”
“E non venite a dirmi ‘questo mi sta vessando'”
"Fatevi un esame di coscienza, perché i nuovi proprietari vi faranno dei job assessment per verificare la vostra capacità di leadership"
"Altro punto grave è la mancanza di focalizzazione commerciale: avete fatto solo un po’ di bancaassurance (avete venduto pochi prodotti di banca assicurazione, polizze assicurative)”
"Andremo a tagliare i rami secchi in base ai numeri, senza vedere chi è vecchio e chi è giovane a me interessano solo i numeri
Pressioni commerciali
“A febbraio mi hanno detto che c’erano 400 milioni di crediti non classificati a sofferenza da 4 anni”
“Sapete perché’ ho rotto le scatole con questo green bond (il collocamento di un prestito obbligazionario che investe nel settore green)? Ma mica perché mi interessa il ‘verde' ? A me che cazzo me ne frega del verde ! Mi interessava solo portare a casa i soldi e lo volevo fare in una maniera pulita visto che la banca ha un problema reputazionale”
"Sono stati fatti errori umani, le persone hanno sbagliato, il management ha sbagliato voi avete sbagliato”
Ma il management dov'era? La responsabilità di quanto avvenuto sembra fosse di un’entità astratta che l’ha pensata e, però, addossata a chi l’ha messa poi in pratica. Una follia. Tutto cancellato, tutto resettato nel corso di una riunione