Aumento pensioni da gennaio 2023: la tabella degli importi per le 6 fasce di rivalutazione
Dal 1° gennaio 2023 le pensioni aumenteranno grazie alla perequazione, la rivalutazione annuale degli importi in base al dato inflazionistico rilevato dall'Istat. A causa dell'attuale inflazione alle stelle, lo scorso novembre il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il decreto che stabilisce una rivalutazione record per il prossimo anno: il 7,3%.
Inoltre, nella manovra economica 2023, che dovrebbe essere approvata in Parlamento entro fine anno, è contenuta una modifica importante: non ci saranno più i tre scaglioni di rivalutazione delle pensioni reintrodotti dall'ex governo Draghi ma sei fasce.
Con la comunicazione n. 135/22, l'Inps ha annunciato che "la rivalutazione è stata attribuita in misura pari al 100% a tutti i beneficiari il cui importo cumulato di pensione sia compreso nel limite di quattro volte il trattamento minimo in pagamento nel 2022 (pari a 2.101,52 euro)".
Un'ulteriore novità per il 2023 riguarderà le pensioni minime: l'importo passerà dai 525,38 euro a 600 euro. Varrà solo per gli over 75 ma senza limiti di reddito. Questo uno degli emendamenti alla manovra su cui il governo ha trovato l'accordo.
Le 6 fasce di rivalutazione per l'aumento delle pensioni nel 2023
Il governo Meloni ha deciso di adottare un nuovo sistema di perequazione delle pensioni per il prossimo biennio. Si basa sul metodo delle fasce: la percentuale di rivalutazione viene applicata sull'intero importo lordo della pensione. Risulta quindi meno favorevole per gli importi più alti. Gli scaglioni reintrodotti dall'ex governo Draghi erano tre, mentre nel 2023 le fasce saranno sei:
- l'adeguamento sarà applicato a pieno (il 100% del 7,3%) sulle pensioni fino a 2.101,52 euro, ovvero fino quattro volte il minimo lordo, fissato a 525,38 euro per tutti e a 600 euro per gli over 75;
- all'85% del 7,3% (6,2%) tra quattro e cinque volte il minimo lordo (quindi tra 2.101,52 e 2.626,90 euro);
- al 53% del 7,3% (3,9%) tra cinque e sei volte il minimo lordo (tra 2.627 e 3.152 euro);
- al 47% del 7,3% (3,4%) tra sei e otto volte il minimo (tra 3.152 e 4.203 euro);
- al 37% del 7,3% (2,7%) tra otto e dieci volte il minimo (tra 4.203 e 5.254 euro);
- al 32% del 7,3% (2,3%) oltre dieci volte il minimo (sopra 5.254 euro).
Di quanto aumentano le pensioni da gennaio 2023
Vediamo quali saranno gli importi in base al nuovo sistema di rivalutazione:
- i trattamenti da 1000 euro lordi percepiranno un incremento di 73 euro lordi;
- da 1500 euro lordi aumenteranno di 109,5 euro;
- da 2mila euro lordi saranno incrementati di 146 euro;
- da 2500 euro lordi subiranno una rivalutazione di 155 euro;
- da 3000 lordi aumenteranno di 117 euro;
- da 4000 saranno rivalutati di 136 euro;
- da 5000 aumenteranno di 135 euro;
- da 6000 saranno incrementati da 138 euro.
I tre vecchi scaglioni di rivalutazione funzionavano come quelli di contribuzione Irpef. Alla quota di pensione compresa fino a quattro volte il trattamento minimo viene applicato il 100% dell’indice di rivalutazione, per quella compresa fra quattro e cinque volte minimo il 90% e a quella superiore a cinque volte il minimo il 75%. Se questo sistema rimanesse in vigore anche nel 2023 seguirebbe questo schema:
- il 100% del 7,3% sulla quota di pensione fino a 2.101,52 euro, ovvero fino quattro volte il minimo lordo;
- il 90% del 7,3% (il 6,5%) tra 4 e 5 volte il minimo lordo (quindi tra 2.101,52 e 2.626,90 euro);
- il 75% del 7,3% (il 5,4%) sopra la soglia di 5 volte il minimo lordo (quindi oltre 2.626,90 euro).
Di conseguenza, gli aumenti degli importi sarebbero i seguenti:
- 73 euro lordi sui trattamenti da 1000 euro lordi;
- 146 euro euro sulle pensioni da 2mila;
- 180 euro sui trattamenti da 2500;
- 209 euro sulle pensioni da 3000;
- 264 euro sugli assegni da 4mila;
- 319 euro sulle pensioni da 5mila.
Aumento pensioni 2023, chi guadagna e chi perde rispetto alle regole attuali
Con il nuovo metodo delle sei fasce introdotto dal governo Meloni, i più avvantaggiati sono i pensionati che percepiscono assegni fino a quattro volte il minimo, ovvero 2.101,52 euro.
Rispetto al vecchio schema, i trattamenti più "penalizzati" dalla riforma delle pensioni 2023 saranno, invece, quelli che superano i 2.626,90 euro, su cui la percentuale di rivalutazione cala drasticamente rispetto all'85% previsto per gli assegni tra quattro e cinque volte il minimo.
All'aumentare dell'importo lordo diminuirà la percentuale di rivalutazione. Prendiamo, ad esempio, una pensione da 3000 euro. Applicando la rivalutazione del 7,3% sui tre vecchi scaglioni, l'aumento sarebbe stato di 209 euro lordi. Invece, con il nuovo sistema, sarà di 117 euro lordi. E così via.
Aumentano anche le pensioni minime
La nuova Legge di Bilancio stabilisce che, solo per il 2023, l'importo delle pensioni minime passerà dai 525,38 euro a 600 euro. Varrà solo per gli over 75 ma senza limiti di reddito. Inoltre, chi ha superato la soglia d'età richiesta, oltre alla rivalutazione base del 7,3%, percepirà un 6,4% aggiuntivo. Una perequazione che porterà il trattamento a circa 697 euro.
L'aumento del trattamento minimo non varrà per coloro con meno di 75 anni, che continueranno a ricevere l'importo base. A questi soggetti, tuttavia, spetterà un'ulteriore rivalutazione dell'1,5%, oltre a quella del 7,3%. Questa porterà gli importi a 570 euro mensili nel 2023.