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Aumentano gli italiani minacciati dalla povertà: nel 2011 il 28% a rischio

L’Istat, nel rapporto “Reddito e condizioni di vita”, afferma che oltre un quarto degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale. Una situazione peggiorata negli ultimi anni, con dati in crescita di 2.6 punti percentuali rispetto al 2010.
A cura di Susanna Picone
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L’Istat, nel rapporto “Reddito e condizioni di vita”, afferma che oltre un quarto degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale. Una situazione peggiorata negli ultimi anni, con dati in crescita di 2.6 punti percentuali rispetto al 2010.

L’Istat, ancora una volta, evidenzia la crisi italiana attraverso i numeri che parlano di quanti sono a rischio povertà. Se una recente stima dell’Eurostat del 2011 parlava di quasi 120 milioni di europei minacciati, nel rapporto Istat “Reddito e condizioni di vita” il riferimento è ai soli italiani (in aumento) a rischio. Un rapporto che evidenzia che oltre un quarto della popolazione è minacciato dalla povertà o dall’esclusione sociale. Si tratta con precisione del 28.4% della popolazione del 2011, percentuale in crescita di 2.6 punti rispetto all’anno precedente. C’è una forte diseguaglianza, inoltre, tra gli stati sociali con il 20% più ricco delle famiglie italiane che detiene una quota del 37.4% del reddito sociale. Viceversa, al 20% più povero spetta l’8% del reddito. L’aumento delle persone a rischio, ha spiegato l’Istat, è determinato dall’aumento della quota di persone a rischio povertà (dal 18.2% al 19.6%) e di quanti soffrono di severa deprivazione (dal 3.9% all’11.1%).

Quali sono le categorie più a rischio – Quelli che soffrono di più restano i residenti nel Mezzogiorno (46.2%), quelli appartenenti a famiglie numerose (40.1%), monoreddito (46.6%) e delle famiglie con tre o più figli (41.7%). In particolare l’ultima stima è ancor più “grave” nelle famiglie con più figli minori (46%). I segni della crisi e della povertà vengono evidenziati, nel rapporto Istat, da quanti dichiarano di non potersi permettere nemmeno una settimana all’anno di ferie lontano da casa (un cifra in aumento, rispetto al 2010, dal 39.8% al 46.6%), di chi dice di non aver potuto riscaldare adeguatamente la loro casa (dall’11.2% al 17.9%) e di quanti non riescono più a sostenere delle spese impreviste di 800 euro (dal 33.3% al 38.5%). Aumentano, infine, anche quelli che dicono che non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6.7% al 12.3%).

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