Arfaras: “Perché la Bce ha fatto bene ad alzare i tassi di interesse e a fregarsene di Credit Suisse”
"La decisione della Banca centrale europea che ha alzato di 50 punti base i tassi d'interesse è stata: viva l'economia reale. Anche perché il sistema europeo non è così malmesso, fare il contrario sarebbe stato più una isteria legata a una crisi che è dovuta alle banche piccole e medie degli Usa".
Così Giorgio Arfaras, economista del Centro Einaudi di Torino, ha commentato a Fanpage.it la decisione della Bce guidata da Christine Lagarde di alzare i tassi di interesse di 50 punti base al 3,50%, all'indomani del crollo e della successiva ripresa di Credit Suisse e del fallimento della Silicon Valley Bank che aveva determinato una certa instabilità dei mercati finanziari.
Dott. Arfaras, facciamo un passo indietro. Come possiamo descrivere ciò che è successo alla Credit Suisse?
"Diciamo prima di tutto che Credit Suisse non fa credito come Banca Intesa o Unicredit. È una banca solo finanziaria, non fa mutui per intenderci, ma vengono depositati soldi che vengono poi investiti. Bisogna ragionare su questo: è una banca d'affari, non di credito ordinario.
Nel corso del tempo, da un certo punto in poi, ha cominciato a sbagliare gli investimenti in maniera abbastanza clamorosa. Ha comprato società che sono andate male ed è stata protagonista di una serie di scandali, con personaggi improbabili che lì depositavano i propri soldi. Il risultato di questa storia è che a differenza di altre banche d'affari ha sbagliato più gli investimenti suoi, che quelli dei clienti, ha registrato delle perdite e ha continuamente cambiato il gruppo dirigente".
Come è possibile che abbia compiuto tutti questi errori?
"Evidentemente le autorità di controllo non hanno controllato quanto avrebbero dovuto. C'è un problema di autorità di controllo della banca centrale, ma anche di mancanza di controllo da parte degli azionisti che hanno visto prezzi delle azioni al minimo storico. Questa è l'origine della storia.
Ciò non vuole dire che finirà a gambe all'aria come la Silicon Valley Bank e la ragione è che ha un attivo molto ricco ed è in grado di finanziare tutte le fuoriuscite che ci fossero da parte dei clienti. Ha cioè un attivo più che sufficiente per eventuali problemi di passività. Questo indipendentemente dagli aiuti che possono arrivare dalla Banca Centrale, che hanno determinato il rimbalzo di oggi perché ha aperto una linea di credito enorme e di conseguenza tutti i problemi di liquidità che potevano esserci nel breve termine non ci sono".
Si sta parlando molto di contagio: che rischi ci sono secondo lei?
"Credit Suisse è una banca che non può mettere in crisi il sistema bancario europeo. E non credo che ci sia rischio contagio. Le banche italiane in particolare sono molto meno pericolose di quelle degli altri Paese perché prestano denaro solo sotto garanzia. Sono molto prudenti, da questo punto di vista sono molto solide e totalmente solventi".
Come si inserisce in questo contesto la decisione della Bce di alzare i tassi di interesse di 50 punti base?
"Assumiamo che la politica monetaria serva davvero per combattere l'inflazione. La Banca Centrale se non rialza i tassi aiuta il sistema finanziario a sopravvivere, o meglio aiuta la sua parte malata a farlo. Se non li alza, però, non frena l'inflazione. Quindi l'economia reale risente della sua mancata azione contro l'inflazione che passa attraverso il rialzo dei tassi.
In altre parole, mentre l'economia finanziaria ci guadagna, l'economia reale ci rimette. Se i tassi non vengono alzati o addirittura vengono abbassati si salva la finanza ma si è miopi perché l'economia peggiora, se invece si alzano, come è successo, viene aiutata l'economia reale che alla lunga andrà meglio anche se quella finanziaria nel breve termine andrà peggio".
La decisione di oggi presa dalla Bce, dunque, quale è stata?
"La decisione della Bce è stata: viva l'economia reale. Anche perché il sistema europeo non è così malmesso, sarebbe stata più una isteria legata a una crisi che è dovuta alle banche piccole e medie degli Usa".
Secondo lei dunque il rialzo dei tassi non è stato un errore di Lagarde, come l'hanno definito in molti? Alcuni hanno dichiarato che sarebbe stato meglio un rialzo di 25 punti base, piuttosto che 50…
"Io guarderei alla cosa dal punto di vista della simbologia, anche perché lo scarto è veramente minimo. Negli Usa ad esempio tutte le lobby legate alla finanza chiedevano alla Federal Reserve di non alzare i tassi o di farlo in misura minima. Se io fossi il capo di una grande banca americana direi lo stesso, mentre se fossi un sindacalista avrei l'interesse opposto, cioè di non avere l'inflazione. Quindi alla fine non c'è nulla di scientifico, ma si tratta solo di uno scontro di interesse e di visione".
Quali le conseguenze di questa decisione che vedremo nelle prossime settimane?
"Assolutamente nulla di rilevante. Una tragedia dal punto di vista finanziario non riesco a vederla, mentre invece per quello che riguarda noi il problema è la crescita economica. Se Lagarde non avesse alzato i tassi avrebbe dato prova di avere paura di una vera crisi e a questo punto l'avrebbe creta lei stessa, sapendo che la crisi bancaria europea è limitata a Credit Suisse. Secondo me è condivisibile quello che ha fatto. Viva Lagarde".