Anziani sempre più soli e poveri: il 25% di loro vive con 500 euro al mese

Tutti gli italiani sono costretti a fare i conti con la crisi economica, i dati ci confermano che per i giovani è sempre più difficile trovare lavoro, ma chi, secondo il Rapporto nazionale di Auser-Filo d’argento (dati relativi al 2011), sembra risentirne più di tutti è la categoria degli “anziani”, quelli cioè che rientrano nella fascia d’età superiore ai 65 anni. Nel 55% dei casi, infatti, i vecchietti d’Italia sono costretti a vivere con un reddito inferiore ai mille euro mensili e, addirittura, un 25% del totale non ha disposizione che circa 500 euro per far fronte alle spese mensili.
Rischio solitudine e povertà – Non solo, ciò che emerge dal rapporto presentato oggi, oltre all’allarme povertà per gli over 65, è anche il rischio “solitudine” che rende ancor più grave l’emergenza. È emerso, infatti, che gli anziani sono sempre più soli, senza parenti e amici intorno a loro e con pochi servizi di assistenza a loro disposizione. Allarme che nelle regioni del nord è ancor più grave che in quelle del sud. La regione più vecchia di tutte è la Liguria dove gli over 55 sono il 40% della popolazione residente. In tanti sono costretti a vivere da soli, in particolare sono le donne che restano sole in tarda età: in 5 regioni – Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino Alto Adige, Liguria e Sicilia – la quota di donne anziane che vivono sole supera la soglia del 40%.
L’aiuto agli anziani fornito da Filo d’Argento – In questo contesto di disagio sociale opera il Filo d’Argento che, nel 2011, ha dato assistenza a quasi 450.000 anziani, con un incremento del 3.5% rispetto all’anno precedente. I servizi erogati agli anziani consistono principalmente in interventi di compagnia telefonica, realizzazione di attività sociali e culturali per promuovere il benessere, trasporto per visite mediche e spesa a domicilio. Secondo il presidente nazionale Auser, Michele Mangano, stanno crescendo moltissimo i bisogni espressi dagli anziani più fragili e “purtroppo siamo in presenza di un arretramento dei servizi socio assistenziali pubblici, un fatto drammatico e inaccettabili, che mette il volontariato in una condizione di dover non integrare i servizi ma di sostituirli”.