Allarme sul grano, con la guerra in Ucraina 1/3 delle importazioni è a rischio e i prezzi volano
Non solo gas e petrolio. La guerra in Ucraina sta mettendo in crisi anche l'approvvigionamento di grano per tutto il mondo, Italia ed Europa comprese. Mosca e Kiev contribuiscono per quasi un terzo alle esportazioni di grano a livello globale e insieme alla Cina riforniscono in tutto 2,5 miliardi di persone. Con il conflitto in corso le vendite sono rallentate e la situazione rischia di diventare una tempesta perfetta per colpa delle forti piogge degli ultimi tempi in Asia orientale, che stanno compromettendo le colture cinesi.
Al momento centinaia di navi contenenti grano sono ferme nel Mar Nero, bloccate dalle truppe russe, mentre Kiev ha sospeso fin dall'inizio del conflitto le esportazioni di grano saraceno. Solo l'Italia, ad esempio, è in attesa da un mese della nave che il 27 febbraio scorso doveva portare nel porto di Bari circa 30mila quintali di grano tenero. L'effetto è stato un balzo a inizio marzo del 40% (per poi scendere gradualmente). Secondo la Fao, però, ci potrebbe essere un aumento strutturale oltre l'8%, che si somma ai rincari che già ci sono da un anno a questa parte (a causa della ripresa della domanda dopo il Covid e della siccità di quest'estate in Paesi come il Canada, quarto grande esportatore). Così oggi gli imprenditori e gli artigiani che lavorano cereali e farine vedono costi praticamente raddoppiati rispetto alla fine del 2020 e l'inizio del 2021. Oggi una tonnellata di grano duro supera i 500 euro, contro i circa 280 di giugno (+44%), mentre una tonnellata di grano tenero per la panificazione arriva attorno ai 400 euro, contro i 220 dell'estate (+45%).
Secondo il premier Draghi, quindi, l'Italia e l'Europa devono necessariamente rivolgersi ad altri mercati, dagli Stati Uniti all'Argentina fino al Canada. Una delle soluzioni, avanzata dal commissario europeo all'Agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowskj, è anche quella di una maggiore produzione di grano nel nostro Continente. Ci sono nazioni, poi, che dipendono interamente dal solo grano ucraino: è il caso del Libano, il cui 80% di questo prodotto arriva proprio da Kiev. Il Paese, già non prospero economicamente, si trova quindi in fortissima difficoltà.