Alla Chiesa cattolica oltre un miliardo di euro grazie all’8 per mille, allo Stato 330 milioni
Il ministero dell'Economia ha appena pubblicato i dati sull'erogazione, nel 2023, dell'8 per mille dell'Irpef. Gli importi e le scelte dei contribuenti si riferiscono alle scelte effettuate nelle dichiarazioni dei redditi del 2019. Anche quest'anno, a farla da padrona è la Chiesa cattolica, che incassa oltre un miliardo di euro dai contribuenti grazie alla scelta del 72% di coloro che hanno espresso un'indicazione. Al secondo posto lo Stato, con il 22,4%, che si traduce in 330 milioni di euro che verranno destinati all'edilizia scolastica, a coloro che sono stati colpiti da calamità e ad altri scopi di pubblico interesse. Le previsioni per i prossimi due anni, grazie alle proiezioni sulle dichiarazioni del 2020 e del 2021, vedono un ulteriore passo avanti dello Stato nei confronti della Chiesa: nel 2024 e 2025 si dovrebbe passare rispettivamente al 70,3% e 69,5% per la Chiesa e al 23,9% e 24,6% per lo Stato.
Scorrendo la tabella pubblicata sul sito del Mef, però, si nota immediatamente che la gran parte dei contribuenti non ha espresso una scelta: quasi 17 milioni sugli oltre 41 totali ha deciso a chi destinare il proprio 8 per mille. In sostanza solo il 40,5% del totale dei contribuenti italiani.
Veniamo ai dati precisi: sui 16.818.511 di contribuenti che hanno deciso a chi destinare l'8 per mille, ben 12.064.379 hanno indicato la Chiesa cattolica e 3.805.519 lo Stato. Terza sul podio la Chiesa evangelica valdese con 489.512 scelte. Per l'Unione delle comunità ebraiche italiane ci sono 52.958 preferenze, mentre l'Unione buddhista italiana tocca le 159.447.
Il trend, in generale, è in netto calo soprattutto della Chiesa cattolica, sia in favore dello Stato che delle altre comunità religiose. Basti pensare che nel 2004 la quota che le spettava era intorno al 90% e che, nei prossimi anni, scenderà sotto al 70%.