Aliquote Irpef dal 2024, la simulazione con i nuovi scaglioni: chi ci guadagna e chi ci perde
Il governo Meloni ha approvato la sua legge di bilancio e, nella stessa riunione del Consiglio dei ministri, anche un decreto che mette in pratica la prima parte della riforma fiscale: la modifica dell'Irpef, con il taglio del numero di aliquote da quattro a tre. La novità principale è che sarà allargata l'aliquota più bassa, quella che prevede un pagamento del 23%: ci rientreranno tutti coloro che hanno un reddito fino a 28mila euro. I vantaggi andranno a chi prende tra i 15mila e i 50mila euro all'anno, mentre per i redditi più bassi non cambierà nulla e per quelli più alti il governo ha previsto un meccanismo che ‘cancelli' lo sconto fiscale tramite un taglio delle detrazioni.
Come funziona l'Irpef a quattro aliquote oggi
Oggi, e fino a dicembre 2023, in Italia l'Irpef è strutturata su quattro aliquote. È stato il governo Draghi a portare una prima riduzione, dato che prima le aliquote erano cinque. La situazione attuale, quindi, è questa:
- chi prende fino a 15mila euro paga il 23% di Irpef
- per il reddito da 15mila a 28mila euro si paga il 25% di Irpef
- per il reddito da 28mila a 50mila euro si paga il 35% di Irpef
- per il reddito oltre i 50mila euro si paga il 43% di Irpef
Il calcolo dell'imposta è progressivo. Questo significa che sui ‘primi' 15mila euro guadagnati tutti pagano il 23%, poi sul reddito in più fino a 28mila euro si paga il 25%, e così a salire. Chi guadagna 60mila euro all'anno, quindi, paga l'imposta più alta (il 43%) non su tutto il suo reddito, ma solo sulla parte che supera la soglia di 50mila euro.
Cosa cambia con i tre scaglioni Irpef e chi ci guadagna
La nuova riforma dell'Irpef che il governo Meloni ha confermato – e che resterà in vigore solo per il 2024, a meno che non venga poi riconfermata – cambierà la situazione in questo modo, con tre aliquote:
- chi prende fino a 28mila euro paga il 23% di Irpef
- per il reddito da 28mila a 50mila euro si paga il 35% di Irpef
- per il reddito oltre i 50mila euro si paga il 43% di Irpef
La differenza, quindi, è che la seconda fascia ‘sparisce' e la prima si allarga per includere tutti i redditi fino a 28mila euro. In concreto, questo significa che per chi guadagna fino a 15mila euro all'anno non cambierà nulla, perché l'Irpef resterà al 23%.
I guadagni saranno per chi supera i 15mila euro, che risparmierà il 2% di Irpef. Ad esempio, chi ha un reddito da 20mila euro all'anno prima pagava il 23% fino a 15mila euro, e poi il 25% sugli ultimi 5mila euro. Dal 2024, invece, pagherà solo il 23%. Fare un calcolo indicativo è piuttosto semplice: questa persona risparmierà il 2% di quei 5mila euro, quindi 100 euro in un anno.
Sempre secondo questa logica, il vantaggio massimo è per chi guadagna dai 28mila euro in su. Sopra questa cifra infatti si passa all'aliquota successiva dell'Irpef, che non cambierà. Quindi chi ha un reddito da 28mila euro pagherà il 23% non solo sui primi 15mila euro, ma anche sui restanti 13mila. Il risparmio, quindi, sarà del 2% di 13mila, ovvero circa 260 euro all'anno.
Guadagni azzerati per redditi sopra i 50mila euro
Proprio perché l'Irpef si calcola in modo progressivo, il risparmio di 260 euro sarebbe per tutti coloro che hanno un reddito di oltre 28mila euro all'anno. Anche se le aliquote superiori restano uguali, infatti, chi ha un reddito alto oggi paga il 23% sui ‘primi' 15mila euro incassati e il 25% fino a 28mila euro, per poi passare al 35% fino ai 50mila euro e il 43% per gli introiti che superano questa soglia.
Il governo, però, ha deciso di bloccare questo risparmio per chi prende più di 50mila euro all'anno. Infatti, il decreto prevede che chi ha un reddito superiore a questa cifra subisca un taglio lineare alle detrazioni pari proprio a 260 euro. Le detrazioni interessate saranno tutti i vari sconti fiscali al 19% (inclusi quindi quelli per la sanità), ma anche le donazioni a Onlus, partiti ed enti del Terzo settore. In pratica, quindi, chi incassa oltre 50mila euro all'anno avrà uno sconto Irpef pari a 260 euro, e dall'altra parte dovrà pagare esattamente 260 euro in più per spese che normalmente sarebbero detraibili. Così il vantaggio della riforma sarà azzerato.