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Pensioni

Addio a quota 100: il piano Draghi per riformare le pensioni

Il 31 dicembre 2021 è la data della fine della sperimentazione della quota 100, l’anticipo pensionistico per chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sembra aver deciso: nessuna proroga. Ma in questi mesi deve pensare a qualche nuovo meccanismo o a una riforma delle pensioni per evitare il problema dello scalone.
A cura di Stefano Rizzuti
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Pubblicamente ancora non ne parla nessuno. Il tema delle pensioni e della quota 100 resta, con la nascita del nuovo governo, quasi un tabù. Anche lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, non l’ha mai citato nel suo discorso in Parlamento sulla fiducia. Eppure una certezza sembra esserci già: la quota 100 non verrà rinnovata. Il tema resta però divisivo all’interno della maggioranza, che spazia da chi – come la Lega – la quota 100 l’ha voluta a tutti i costi a chi – soprattutto nel centrosinistra – vorrebbe abolirla al più presto possibile. C’è però una scadenza a cui tutti guardano: quella del 31 dicembre 2021. Si tratta dell’ultimo giorno utile per aderire alla quota 100, poi la sperimentazione triennale scadrà. E difficilmente verrà rinnovata, come ha fatto intendere durante le consultazioni Mario Draghi. Che incontrando le parti sociali e anche la stessa Lega avrebbe chiaramente annunciato lo stop all’anticipo pensionistico per chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati.

Il problema resta e si chiama scalone, ovvero ciò che avverrà per chi raggiunge i requisiti per la quota 100 solo qualche giorno dopo, a inizio gennaio per esempio. Il rischio è che chi, con queste condizioni, voglia andare in pensione anticipata, debba comunque aspettare ancora qualche anno. Servono quindi nuove regole per porre rimedio a questo possibile problema, considerando che la proroga della quota 100 sembra ormai scartata. Per questo motivo si aprirà un confronto sul tema della previdenza e a condurlo sarà il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Durante il governo Conte bis si parlava di una possibile riforma strutturale delle pensioni, strada che non sappiamo se verrà percorsa anche con questo esecutivo.

Come spiega il Sole 24 Ore, Draghi terrà sicuramente in conto le richieste dell’Ue sul tema, con anche i sindacati che chiedono a gran voce di fare qualcosa per intervenire sulla quota 100. Nel caso in cui non ci sia una riforma strutturale, però, si potrebbe agire sulle soglie di pensionamento e sui coefficienti di trasformazione, rimanendo con il sistema contributivo. C’è anche una terza opzione, riportata sempre dal Sole 24 Ore: intervenire sulla previdenza all’interno di nuovo welfare, di cui anche Draghi ha parlato alle Camere. L’ipotesi di un intervento di sistema, con tanto di testo unico sulle pensioni, resta plausibile, sia con la pensione di garanzia per chi, nel contributivo puro, non avrà integrazioni al minimo, sia per gli adeguamenti di alcuni aspetti, come per esempio i trattamenti fiscali. Su questo punto gli interventi possibili sono vari, come l’indicizzazione delle pensioni e l’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione, con nuove forme di flessibilità in uscita. Ma per decidere, probabilmente, il governo aspetterà almeno aprile, quando l’Ue fornirà ulteriori indicazioni in seguito alla consultazione sul Libro verde dedicato all’invecchiamento demografico.

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