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A tre anni dall’inizio della crisi, i poveri sono sempre più poveri

Il 14 settembre del 2008, con il fallimento della Lehman Brothers, iniziava una crisi economica che sarebbe stata pagata soprattutto dai più poveri.
A cura di Nadia Vitali
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Il 14 settembre del 2008 si apriva la crisi finanziaria che sarebbe diventata protagonista dell'informazione e, purtroppo, delle vite dei cittadini; il fallimento della  Lehman Brothers, il più grande nella storia delle bancarotte mondiali, fu pagato dalle borse di ogni paese, già crollate in fase di preapertura del giorno seguente; 11,4 milioni i posti di lavoro bruciati nei paesi occidentali, secondo i dati Ocse, mentre stando a quanto riportato oggi da Skytg24 sono ancora tanti i risparmiatori in attesa di un risarcimento dalla banca.

Senza dimenticare che la crisi l'hanno pagata anche tutti coloro i quali si sono tolti la vita come l'aumento dei suicidi in Europa ha, purtroppo, dimostrato: persone strette dalla morsa della miseria o, più semplicemente, avvilite drammaticamente a causa della perdita del lavoro. Perché questa crisi, come dimostrano evidentemente i dati ricavati sia da studi universitari, sia da ricerche di associazioni, è stata pagata soprattutto dai più poveri del mondo.

Come messo in evidenza dal rapporto 2010 di Social Watch, la rete di oltre 400 organizzazioni non governative attive in più di sessanta paesi, presentato nel febbraio di quest'anno in Italia, dall'eloquente titolo "Dopo la caduta", le misure volte ad incrementare una maggiore austerity attuate da parte dei governi dei paesi occidentali, finiranno per assorbire, e in parte il processo è già iniziato, tutte quelle risorse che sarebbero state destinate alle popolazioni più povere: in questo, in particolare, l'Italia detiene la "maglia nera", essendo stata più volte accusata di non prestare la dovuta attenzione alle politiche per la cooperazione e per lo sviluppo.

Quello che suona paradossale è che, come concludeva il rapporto non senza un certo tragico sarcasmo, se i poveri fossero stati una banca, si sarebbe cercato in qualche modo di salvarli. E invece hanno pagato di tasca propria la crisi finanziaria, perdendo il lavoro o vedendo i propri salari decurtati e le tasse aumentate, mentre miliardi sono stati sborsati al fine di evitare il fallimento per le banche. Una situazione di tale ingiustizia sociale che non potrà essere tollerata più a lungo e a cui, probabilmente, andrebbero fatte risalire le rivolte che hanno insanguinato e continuano a mietere vittime nel mondo arabo.

Gli obiettivi volti a cercare di colmare l'abisso che c'è tra i paesi in via di sviluppo ed il mondo occidentale, portati avanti dalle grandi organizzazioni e dai governi, videro un, seppur lento, avanzamento durante gli anni '90; nel corso del decennio che ci siamo lasciati alle spalle, purtroppo, la crisi ha travolto tutto. Sono passati tre anni da quel giorno che ha segnato i destini di tutto il pianeta e, purtroppo, si direbbe che l'uscita non è ancora visibile.

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