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A Roma non piace la medicina europea sulla crisi

Il “giallo” della lettera di Trichet e Draghi e alcuni interrogativi sostanziali: Era poi necessario che da Bruxelles qualcuno ricordasse a Roma come svolgere il proprio lavoro? Eppure…
A cura di Luca Spoldi
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Manovra economica

Sarà vera o sarà una “patacca” come qualcuno maliziosamente ipotizza? La lettera a firma di Jean-Claude Trichet e Mario Draghi (vale a dire l’attuale e il prossimo numero uno della Bce, la Banca centrale europea, dove la staffetta al vertice è prevista a fine ottobre) ed indirizzata al premier italiano Silvio Berlusconi fa discutere non tanto per le misure in sé, ampiamente condivise, quanto per la necessità che le stesse debbano trovare una “sponsorizzazione” da parte dell’Europa per essere prese in considerazione.

Draghi e Trichet, secondo il testo della missiva pubblicata dal Corriere della Sera, chiedevano già il 5 agosto scorso anzitutto una manovra che ristabilisse la fiducia degli investitori e l’obiettivo non pare ancora del tutto centrato, visto che se lo spread Btp-Bund è calato da 412 a circa 370 punti base (ossia un titolo di stato italiano decennale rende il 3,7% lordo annuo in più dell’analogo titolo tedesco), l’indice Ftse Mib del listino di Milano resta in calo del 6% abbondante (da 16.015,87 ai circa 15 mila punti attuali) nonostante i rimbalzi degli ultimi giorni.

Al primo posto delle misure richieste dai vertici della Bce vi erano poi “misure significative per accrescere il potenziale di crescita” in particolare per favorire “l’aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro”. Tutte ipotesi avanzate in un primo momento ma poi scomparse nella versione definitiva del provvedimento sotto la pressione delle lobbies più direttamente interessante, ovvero lasciate cadere per ricorrere alla pericolosa scorciatoia dell’incremento delle entrate.

Tra le misure richieste, invece, per “assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche” la lettera segnalava l’opportunità di procedere a tagli di spesa, di ulteriori interventi sul sistema pensionistico e di una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, “rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi”. Misure politicamente suicide per un esecutivo traballante come l’attuale e infatti immediatamente messe da parte.

Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate” concludevano, peccando forse di ingenuità, i due banchieri centrali. Ma era davvero necessario che da Bruxelles qualcuno ricordasse a Roma come svolgere il proprio lavoro? O non sarebbero dovuti essere sufficienti decenni spesi a vagheggiare riforme in grado di rompere monopoli, rendite di posizione e interessi corporativi, puntualmente finite nel nulla per la gioia di banche, imprese e professionisti tutti che così fanno pagare più del dovuto i propri servizi alla clientela? Non crediate che tutto questo non ha conseguenze sulla nostra vita quotidiana: secondo l’Istat anche nel secondo trimestre di quest’anno, per il terzo trimestre consecutivo, è calata la propensione al risparmio delle famiglie italiane, ormai pari all’11,3% del reddito lordo disponibile, mentre crescono le spese per consumi e diminuisce il potere d’acquisto.

Tra tasse più alte, servizi pubblici e privati spesso inefficienti e più costosi del necessario, un mercato del lavoro che continua a non mostrare segnali di miglioramento e una fiducia delle imprese che resta depressa è difficile vedere le premesse per una repentina ripresa della crescita economica italiana. La sensazione, come si dice a Napoli, è che il Belpaese ancora “ha da passa’ ‘a nuttata”.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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