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250mila posti di lavoro in meno, gli stranieri sostituiscono gli italiani

Il dato Istat sulla coesione sociale è da leggere, nel periodo di riferimento che va dal 2007 al 2011, come il calo di un milione di occupati italiani compensati dall’aumento (750.000 unità) delle assunzioni di lavoratori immigrati.
A cura di Susanna Picone
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Il dato Istat sulla coesione sociale è da leggere, nel periodo di riferimento che va dal 2007 al 2011, come il calo di un milione di occupati italiani compensati però dall’aumento (750.000 unità) delle assunzioni di lavoratori immigrati.

Gli ultimi dati diffusi dall’Istat sulla disoccupazione e sulla coesione sociale mostrano un’Italia che nell’arco di cinque anni, dal 2007 al 2011 e quindi nel periodo pre e post-crisi, ha perso circa 250.000 lavoratori: risultato da leggere però sulla base della differenza di nazionalità degli stessi lavoratori. Si è, infatti, evidenziato il calo di un milione di lavoratori italiani contro l’aumento di 750.000 lavoratori stranieri, italiani dunque che lavorano di meno ma rimpiazzati dagli stranieri.

Le differenze di numeri tra italiani e stranieri – Leggendo le statistiche si può notare che gli occupati (sia italiani che stranieri) nel 2007 erano 23.222.000 mentre nel 2011 sono scesi a 22.967.000, il calo dunque è pari ad una percentuale del -1.09%. Andando a vedere, invece, i dati che riguardano i soli occupati con cittadinanza italiana notiamo che vi è stato, dal 2007 al 2011, un calo di oltre un milione di posti di lavoro (-4.61%), al contrario gli stranieri occupati nel 2011 erano 2.251.000, aumento cioè rispetto al 2007 di 749.000 unità pari al +49.8%. Dati che vanno letti ricordando, al di là della crisi, soprattutto gli interventi per la regolarizzazione di diverse categorie di lavoratori stranieri (per esempio badanti e colf, non a caso le donne straniere lavorano di più degli uomini).

Lavorano ancor meno gli uomini (sia italiani che stranieri) – Sul fronte dei lavoratori italiani chi risulta maggiormente penalizzato dalle ultime rilevazioni Istat è il sesso maschile: se nel 2007 c’erano, infatti, 13.133.000 occupati, nel 2011 se ne sono contati 12.327.000. Anche le donne lavorano di meno ma il calo loro relativo risulta decisamente più contenuto (-6.13% per gli uomini contro il -2.29% delle donne). Dal punto di vista geografico è il Sud a sentire sempre più il peso della disoccupazione: -6.66% nel Mezzogiorno, -3.72% al Nord e -3.93% al Centro. Gli stranieri che lavorano di più, al contrario, sono proprio quelli del Sud: + 71.3% (da 171.000 unità del 2007 a 293.000 del 2011).

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