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Opinioni

Ecco perché (ora) i partiti hanno fretta di cambiare la legge elettorale

Proseguono le trattative sulla nuova legge elettorale, con le prime indiscrezioni su quella che continua ad essere definita “un’intesa possibile”. Ma il tempo stringe…
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Lo chiameremo "proporzionale all'italiana", "Porcellum bis", "pastrocchio elettorale", fatto sta che, dopo trattative fiume, sembra esserci una bozza di accordo sulla legge elettorale. Lo confermano indiscrezioni e prime valutazioni, lo anticipano su Messaggero e Corriere rispettivamente Colombo e Franco, ma pare proprio che le tre anime della maggioranza possano convergere intorno ad una versione riveduta e corretta di proporzionale con preferenze. Si tratterebbe di una bozza che prevede "il mantenimento della base proporzionale del Porcellum" escludendo il premio di maggioranza (ma con una soglia di sbarramento al 5%) e reintroducendo (in parte) le preferenze. Su quest'ultimo punto non c'è ancora chiarezza, dal momento che l'ipotesi più probabile è quella di un 25% di liste bloccate ed un 75% di preferenze (con vincoli di genere?); ma va segnalato che non è ancora tramontata l'ipotesi di un ritorno ai collegi uninominali "proporzionali". Il risultato di una lunga mediazione ma anche il frutto di una evidente forzatura "tecnica", che ovviamente non convince ancora appieno. Del resto, restano ancora le distanze su eventuali premi di maggioranza e soprattutto resta una "quasi" certezza: chiudere al più presto sulla legge elettorale vorrebbe dire immaginare compiutamente di andare al voto a novembre, accelerando la fine dell'esperienza di Governo di Mario Monti (sempre ammesso che il professore non cambi idea sul suo futuro).

Il punto è che sono in tanti che sembrano giocare a perdere. Nel senso che, fuor di metafora, sono in molti a pensare che le alternative alla grosse koalition per il dopo Monti, siano sostanzialemente poche o nulle. Una larga maggioranza, dunque, in grado di sostenere un Governo di transizione, in pratica commissariato dalle istituzioni europee: è questo lo scenario che fa gola a tanti, forse a troppi. In primo luogo al Popolo della Libertà, come rivela anche il Giornale: "Per l’ex premier la priorità è quella di non rimanere fuori da un’eventuale grande coalizione che si venisse a creare nel caso le prossime elezioni sancissero – come è probabile – l’ingovernabilità del Paese". Ma è una prospettiva che, fatta salva la presenza del Cavaliere, non dispiace nemmeno ai centristi che puntano ancora sul professore (e magari con la garanzia del Quirinale per Casini). Più complessa la situazione del Partito Democratico, in piena bagarre interna (sui contenuti e sulla piattaforma politica, finalmente), con Bersani che ritiene legittima l'aspirazione di guidare in prima persona il Paese nei prossimi anni. Proprio in tal senso va interpretato l'aut aut del segretario democratico che proprio oggi in conferenza stampa ha richiamato la "destra" a non "ribaltare la discussione" e a chiudere entro la prossima settimana.

Ovviamente, fossimo in malafede potremmo pensare che siffatta legge elettorale serva non a regalare "ampie e qualificate" maggioranze, ma a creare un certo equilibrio nella rappresentanza parlamentare e lasciare campo libero ad eventuali accordi "post elettorali". Insomma, blindare la grosse koalition tramite legge elettorale ed emarginare "nella sostanza" il Movimento 5 Stelle (per quanto la teoria del complotto non ci affascini per nulla…). Ma appunto, se fossimo in malafede…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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