Ecco perché il Vaticano ha vietato l’Ave Maria di Schubert durante i matrimoni
L’ultimo in ordine di tempo è stato il vescovo campano di Alife – Caiazzo, che ha vietato di suonare durante i matrimoni nella sua diocesi temi dei film come quelli di “La bella e la bestia”, “Il Gladiatore” e “Nuovo cinema Paradiso”. Sono sempre di più i prelati, nel nostro Paese, che rifiutano di far eseguire musica non sacra durante le cerimonie liturgiche. Spesso, a cadere sotto la mannaia dei parroci sono proprio alcuni di quei motivi che ogni ragazza sogna di vedere eseguiti nel giorno delle sue nozze, a cominciare dall’Ave Maria di Gounod, che recentemente Al Bano avrebbe voluto cantare durante il matrimonio del suo amico Michele Placido.
I vescovi ed i parroci vietano sia l’Ave Maria di Gounod che quella di Schubert. Quest’ultimo, ad esempio, è un brano “profano” e non religioso”, nel quale gli autori, il compositore Schubert e l’autore delle musiche Schelling non parlano affatto della Madonna. “Analizziamo i brani. – spiega monsignor Antonio Parisi, responsabile dell’ufficio musica sacra dell’Arcidiocesi di Bari – Franz Schubert compose l’Opus 52, un gruppo di sette canzoni tratte dal poema epico “La donna del lago” dello scrittore scozzese Walter Scott. Nessuna storia di amanti o altre situazioni scabrose che a volte vengono addotte come motivo del rifiuto verso questo brano; è invece l’invocazione di una ragazza per la salvezza di suo padre.” Già, perché sull’Ave Maria di Schubert aleggia anche una “leggenda nera”: cioè che l’autore abbia scritto il brano mentre si struggeva tra pene d’amore per una prostituta che era diventa la sua amante
Il “Compendio di Liturgia Pratica” di Ludovico Trimeloni, autorizzato da papa Benedetto XVI, spiega che “la musica religiosa ha contenuto e scopo religioso e pio, ma con uno stile più libero, privo di quella gravità che contraddistingue e impronta la musica sacra. Quindi è assolutamente esclusa dalle funzioni liturgiche. Qui facciamo dolorosamente notare come ci sia la tendenza a eseguire in chiesa musica profana e anche teatrale, soprattutto per la messa degli sposi”. Tra i testi “vietati” Trimeloni cita anche le marcie nuziali di Mendelsshon e Wagner, oltre ai notturni di Chopin. Secondo alcuni autori, addirittura il Panis Angelicus di Frank e l'Agnus Dei di Bizet sarebbero da evitare.
Aurelio Porfiri, compositore, direttore di coro e scrittore, tra i più apprezzati esperti di musica liturgica in Italia, racconta la sua esperienza: “Negli anni mi hanno chiesto di suonare di tutto durante i matrimoni, da Andrea Bocelli ad Eros Ramazzotti fino ad Antonello Venditti. Ovviamente mi sono sempre rifiutato. L’introduzione nella messa di queste musiche è quello di solleticare il sentimentalismo delle persone. Il problema è che nella stragrande maggioranza dei casi, gli sposi non partecipano alla vita della Chiesa e quindi non hanno una cultura della messa e della liturgia. Diventa anche complicato negare quello che viene richiesto, soprattutto quando c’è chi dice che senza l’Ave Maria di Schubert il matrimonio non sarebbe lo stesso. Bisognerebbe educare maggiormente il gusto di fedeli che in realtà non sono più fedeli.”