Ecco l’atollo dove morì l’aviatrice Amelia Earhart dopo un atterraggio d’emergenza
Era il 1937 quando Amelia Earhart durante un volo avventuroso scomparve nel nulla nell'Oceano Pacifico. Da allora della donna non si è saputo più niente ma presto l'enigma potrebbe arrivare a una svolta: gli specialisti del Tighar, il gruppo di lavoro che indaga sul giallo, si accingono ad analizzare nei dettagli un frammento di alluminio trovato 25 anni fa sull’atollo di Nikumaroro, nella convinzione che sia strettamente collegato all'aereo. Il velivolo era decollato da Lae, Nuova Guinea, il 2 luglio 1937. A bordo oltre a Amelia Earhart era presente il navigatore Freed Noonan. I due aviatori puntano verso oriente, la loro destinazione è l’isola di Howland, ma non ci arriveranno mai. Il velivolo, infatti, sarebbe sparito nell'area di Nikumaroro, 2 mila chilometri a sud ovest delle Hawaii. Seguirono mesi di ricerche, ma dei due non se ne seppe più nulla: tre anni dopo vennero ritrovate delle ossa umane e due scarpe, ma ben presti quei reperti sarebbero andati persi e non fu possibile stabilire se si fosse trattato dei due viaggiatori.
Da allora le ipotesi si sono susseguite: qualcuno sostiene che la donna e l'uomo siano stati rapiti, altri credono che i due abbiano organizzato una finta scomparsa. Nulla di tutto ciò è stato appurato con certezza, finché in una spedizione vennero rinvenuti altri reperti: pezzi di due bottigliette degli anni 30, un vasetto di crema che Amelia usava, ossicini di animali tra le pietre di un focolare e infine il pezzo d'alluminio. Secondo gli investigatori del Tighar Amelia avrebbe avuto un'avaria e sarebbe stata costretta a un atterraggio di emergenza a Nikumaroro. L'impatto non avrebbe messo fuori uso la radio, tanto che l'aviatrice avrebbe lanciato segnali di emergenza interpretati come degli scherzi. Così, abbandonati sull'atollo, i due viaggiatori avrebbero tentato di sopravvivere senza acqua né viveri, morendo dopo mesi di stenti.