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E se Leopardi fosse il poeta della felicità? Ecco il libro che lo riscatta dal pessimismo

Il prof. Alessandro D’Avenia, autore del libro “L’arte di essere fragili”, spiega come Giacomo Leopardi sia percepito dai suoi allievi come lo scrittore della felicità e non del pessimismo. Così il poeta di Recanati diviene un maestro di vita autentica e di coraggio nel saper vivere le proprie emozioni.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Giacomo Leopardi, interpretato da Elio Germano, nel film "Il Giovane Favoloso"
Un ritratto di Giacomo Leopardi, interpretato da Elio Germano, nel film "Il Giovane Favoloso"

Leopardi, lo scrittore del pessimismo e della natura matrigna, è visto sotto una nuova lente nel libro del prof. Alessandro D'Avenia, "L’arte di essere fragili", edito da Mondadori. D'Avenia, uno degli autori più seguiti nel web, nel suo romanzo dedicato ad una delle più grandi icone della letteratura italiana, immagina un dialogo post- datato dando voce al grande poeta, che “canta la morte ed esalta la vita”. Così Giacomo Leopardi si spoglia dell’etichetta marchiante di scetticismo e pessimismo e brilla di un'altra luce.

Gli studenti di oggi avvertono "Leopardi come il poeta della felicità"

Come spiega l'autore:

Non avevo intenzione di scrivere un libro su Leopardi, ma poi vedevo gli occhi dei miei studenti rapiti dai suoi versi… Noi presentiamo loro Leopardi come il poeta del pessimismo e loro lo sentono come il poeta cercatore della felicità. Allora mi sono detto: qui sto sbagliando qualcosa…Il successo per me è stato poter pubblicare un libro folle in cui pochissimi credevano: un libro su Leopardi? Mi chiedevano stupiti in molti e con discreto scetticismo…

E di fatti dall'originale interpretazione di D'Avenia, ciò che emerge è una figura quasi inedita dello scrittore di Recanati, un Leopardi che ama la vita e la poesia con tutte le forze, che non si arrende e lotta per la sua unica vocazione poetica, non smettendo di cercare il suo "infinito oltre la siepe". E leggendo il libro non solo assorbiamo una lezione letteraria ma anche di vita. Leopardi ci insegna come cavalcare le nostre passioni in ogni fase dell'esistenza, senza dimenticare di guardare anche le nostre fragilità, che non sono un punto da biasimare, ma da dove ripartire. Del resto anche il film di Mario Martone, "Il Giovane Favoloso" ci aveva brillantemente prospettato un Leopardi totalmente in preda a sfidare le proprie passioni e a nutrire la sua fame di poesia ad ogni costo.

La poetica leopardiana come elemento di riflessione sulla società attuale

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Nel romanzo di D'Avenia, la poetica leopardiana diviene un forte spunto di riflessione sulla società attuale. E nel suo libro l'autore, rivolgendosi a Giacomo Leopardi, spiega come il mondo non sia solo per le persone forti ma anche per chi accetta le proprie fragilità:

Viviamo in un’epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. Dalla terra degli sbagliati scampano temporaneamente quelli che mentono a se stessi costruendo corazze di perfezione, ma c’è un altro modo di mettersi in salvo, ed è costruire, come te, un’altra terra fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili.

Leopardi, un maestro delle emozioni e di vita autentica

Il ritmo del libro quasi si adagia sul languore tipico della poetica leopardiana e, se il poeta di Recanati invocava la poesia, D'Avenia nel suo libro invoca proprio lo stesso Leopardi, come maestro di emozioni e di vita autentica:

Parlami, Giacomo, di come ascoltare le inquietudini del cuore
senza comprimerlo nel petto per troppa paura della vera chiamata alla vita.
Scrivimi, come si fa a non mettere una corazza attorno al cuore
per paura che la vita ci inganni
o dopo che la vita ci ha disingannato?
Meglio un quieto sopravvivere o un inquieto vivere?

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