La domanda suonerà forse fuori luogo, ma davvero l'impressione è di essere tornati negli anni d'oro del berlusconismo. Quelli in cui ad uno spot seguiva un annuncio, poi una smentita ed infine un provvedimento legislativo di tutt'altra natura. Quelli della confusione organizzata, del diversivo tattico e dello scivolamento verso il basso della soglia di decenza e dell'innalzamento dell'asticella della tolleranza nei confronti delle "porcate" della politica. Di tutta la politica, sia chiaro, dal centro di gravità dei palazzi del potere romano al basso livello territoriale.
E peccato per l'ennesima smentita del grande comunicatore, perché il ritorno di Forza Italia sarebbe stato lo spot migliore, la testimonianza inappuntabile di una politica ferma, immobile, incapace di ripensare se stessa e di dare risposte concrete al Paese. Ma tant'è e il nuovo ritorno in campo di Silvio Berlusconi è servito quantomeno a catalizzare l'attenzione mediatica, a frenare le ambizioni di formattatori e colombe pidielline, a ribadire (semmai ce ne fosse stato bisogno) chi è che comanda. Ma soprattutto l'annuncio di B. mette di nuovo in chiaro le cose: la destra italiana non esiste, se non sotto la forma rivedibile del partito personale che tiene insieme gruppi di interesse e centri di potere territoriale. E non ha nemmeno bisogno di una piattaforma programmatico – ideologico ben definita, oscurata com'è dal leaderismo bonapartista e dal timore reverenziale dei subalterni del capo supremo. E i giovani dirigenti e militanti? Vabbeh, forse è meglio stendere un velo e aspettare momenti migliori…
"Mi scusi Presidente se parlo in sua presenza", si lasciò sfuggire una volta Sandro Bondi durante un convegno: la sintesi chiara e perfetta di ciò che è stato il centrodestra italiano negli ultimi vent'anni, sia pure con qualche eccezione (mai realmente "incisiva", sia chiaro). Un simbolo di ciò che è la classe dirigente del centrodestra, quella che ha accettato senza colpo ferire nomine e cooptazioni (e non c'è solo Nicole Minetti, sia chiaro…), quella che ha tollerato figuracce internazionali, umiliazioni storiche, quella incapace di produrre un "leader con i cosiddetti", magari uno che si alzasse in piedi e dicesse chiaro al leader settantaseienne: "Non prenderci in giro, il tuo tempo è scaduto. Abbiamo sacrificato due legislature per garantirti un salvacondotto, abbiamo dilapidato un credito di consenso enorme per giustificare le tue "vicende private", abbiamo portato il Paese sull'orlo del baratro per tutelare anche i tuoi interessi: ora basta, è il momento di voltare pagina. Abbiamo una grande responsabilità e non possiamo consegnare il Paese in mano a Grillo e alla sinistra; e per favore, evita di presentarci sondaggi improponibili che ti danno al 30%, concentriamoci sull'unico obiettivo sensato: traghettare Monti oltre il 2013, cercando di salvare il salvabile e ricostruire una destra moderna e legittimata a guidare il Paese".
E magari Silvio sarebbe pronto a rispondere: "Hai ragione, ma infatti scherzavo. Non ci avrete mica creduto sul serio?".