“Il voto di oggi rappresenta un momento storico, un Rubicone dei diritti”. Con queste parole il senatore Lucio Barani, del gruppo Ala (che raccoglie i “verdiniani” al Senato), ha formalizzato l’intenzione di votare la fiducia al Governo posta sul maxiemendamento interamente sostitutivo del disegno di legge Cirinnà in materia di unioni civili. “La fiducia è un atto parlamentare molto impegnativo, ma ci sono occasioni in cui bisogna andare oltre i formalismi”, ha aggiunto l’esponente socialista, chiosando (per la verità tra le risate e i commenti sarcastici di parte dell’opposizione): “Non si barattano i diritti con le poltrone, da parte nostra no c’è alcun mercimonio di cariche. Noi siamo rimasti fedeli con estrema coerenza al patto del Nazareno e ringraziamo Verdini per averlo portato avanti”.
Ma davvero, come scrivono in molti, nasce oggi il Governo Renzi – Alfano – Verdini? Non proprio, soprattutto se si considera che non si tratta del primo caso in cui i voti dei verdiniani supportano provvedimenti di cruciale importanza per la stabilità dell'esecutivo. Nei fatti, non è la prima volta che la stampella offerta dall'amico Denis si rivela decisiva, anche solo dal punto di vista politico, per Matteo Renzi. Insomma, per farla breve: che i verdiniani fossero de facto un gruppo su cui la maggioranza potesse contare in caso di necessità, era cosa nota e ampiamente dimostrata.
È chiaro che votare la fiducia abbia un significato politico enorme. Anche, anzi soprattutto, su un testo come questo e dopo un simile percorso parlamentare. E non può sfuggire la differenza tra il "votare contro una mozione di sfiducia" e il "votare la fiducia" al Governo: se il primo può essere interpretato come gesto di responsabilità, il secondo sottintende una adesione a un progetto, a un percorso politico chiaro e definito. Rappresenta la conferma di una intesa che è prima di tutto politica, poi "istituzionale" e parlamentare.
Le vicende di questi giorni hanno dunque prodotto (almeno) un risultato: quello di spazzar via ipocrisie e "segreti di Pulcinella", con la formalizzazione parlamentare di quello che è un patto politico funzionale al proseguimento della legislatura. Non sarà il Governo Renzi – Alfano – Verdini, perché i rapporti di forza sono molto diversi, ma una cosa, da oggi, è molto più chiara: Matteo, Angelino e Denis possono camminare mano nella mano, alla luce del sole.