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Duplice omicidio a Palermo, la Mafia non c’entra nulla: fermati due insospettabili

Svolta importante nel duplice omicidio di Falsomiele. Si sgretola l’ipotesi del delitto legato a Cosa nostra: nella notte sono stati fermati un uomo e una donna. Si tratterebbe di una coppia, vicina di casa di Giovanni Bontà, una delle vittime, cognato del boss Giovanni Bontade.
A cura di Biagio Chiariello
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“E’ certamente un omicidio di mafia che apre scenari inquietanti". Con queste parole, ieri, il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, aveva descritto il duplice omicidio avvenuto nel quartiere Falsomiele di Palermo. Eppure, Cosa Nostra sembra non c’entri proprio nulla con l’uccisione di Vicenzo Bontà, genero del boss Giovanni Bontade, e di Giuseppe Vela, bracciante che lavorava sui terreni che il primo gestiva nella zona di Villagrazia. In piena notte sono stati fermati infatti due insospettabili: le accuse si concentrano su Carlo Gregoli, 52 anni, e Adele Velardo, di 42. Lui è un geometra del Comune di Palermo, impiegato dei servizi cimiteriali, lei una casalinga. L'agguato, quindi, di mafioso avrebbe solo la brutale modalità: la vettura della coppia è stata affiancate dai sicari e le vittime raggiunte da numerosi colpi d’arma da fuoco, mentre cercavano di uscire dalla vettura per fuggire. In origine, però, nessuno aveva avuto dubbi sul movente, legato ai traffici di droga o ad ambienti mafiosi: Vincenzo Bontà era come detto genero di  Giovanni Bontate, avvocato figlio del capomafia ‘don Paolino’ e fratello del boss Stefano Bontate, assassinato nel 1981 durante la faida di Cosa Nostra che portò al vertice dell’organizzazione i corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano.

Il movente del duplice omicidio di Palermo

Secondo gli inquirenti della Squadra mobile, diretta da Rodolfo Ruperti, la coppia avrebbe ucciso Bontà e Vela dopo una serie di accesi diverbi per problemi di vicinato. Anche se gli investigatori appaiono scettici sul fatto che ciò abbia potuto scatenare un duplice omicidio. Per adesso i coniugi, che, appunto, hanno una villa confinante con un terreno dei Bontade gestito da Vincenzo Bontà, negano ogni accusa. Ad incastrarli, però, ci sarebbero innanzitutto le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso nella zona della sparatoria. In particolare, si vede il suv Toyota dei due fermati proprio nell'istante in cui in via Falsomiele arriva anche la 500 L su cui viaggiano Bontà e Vela. Le due auto procedono in direzione opposta, ma subito dopo il suv di Gregoli torna indietro. Ma ci sarebbe anche una testimonianza, ritenuta dagli inquirenti “fondamentale per le indagini”, ad incastrare i due. Mentre gli investigatori parlano, invece, di “prove schiaccianti”. Nel frattempo i due coniugi sono stati trasferiti alle prime luci dell'alba in carcere, dopo la firma del provvedimento di fermo della Procura.  "Riteniamo che siano entrambi coinvolti in questa tristissima vicenda – dice Ruperti – Sulle cause stiamo ancora cercando di capire, al momento la pista mafiosa sembra non esserci più, anche se si deve chiarire il movente. Abbiamo elementi – aggiunge Ruperti – che ci fanno ritenere che hanno sparato con due armi. Grazie ad alcune attività tecniche, siamo riusciti a fornire alla Procura della Repubblica, che poi ha emesso un provvedimento di fermo per i gravi indizi a carico della coppia".

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