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Dopo la crisi diplomatica la Francia cambia idea e rifiuta i migranti della Sea Watch

I migranti che si trovavano a bordo della Sea Watch 3, sbarcati in Italia, non verranno accolti dalla Francia, al contrario di quanto inizialmente annunciato dal governo francese. La decisione di Parigi, comunicata dal Viminale, sembra essere una conseguenza della crisi diplomatica tra i due Paesi dopo l’incontro di Luigi Di Maio con i gilet gialli e il richiamo dell’ambasciatore francese a Roma.
A cura di Stefano Rizzuti
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La crisi diplomatica tra la Francia e il governo italiano sembra avere risvolti negativi per Roma anche sotto punti di vista probabilmente inaspettati. Si riapre infatti la tensione anche sul tema dei migranti: il Viminale fa sapere che la Francia non sarebbe più disponibile ad accogliere i migranti della Sea Watch. Secondo quanto spiegano fonti del ministero dell’Interno, Parigi avrebbe cambiato idea sul tema e non vorrebbe più ricevere i migranti che per giorni sono stati bloccati a bordo della Sea Watch 3 a largo di Siracusa. Il governo francese ha fatto sapere al Viminale che “prenderà solo persone che hanno bisogno di protezione e non migranti economici”. Ma ha anche aggiunto che sosterrà l’Italia nella richiesta di rimpatri “più efficaci in alcuni Paesi africani a partire dal Senegal”.

Il Viminale ora si aspetta da Parigi una dimostrazione, con i fatti, della buona volontà espressa, “collaborando per rimpatriare al più presto decine di senegalesi irregolari che si trovano in territorio italiano”. Ma il ministero dell’Interno, comunque, prende atto che “anche i francesi non vogliono clandestini”. In mattinata arriva anche il commento di Matteo Salvini: "Faremo a meno della Francia, non dei francesi che sono un popolo stupendo. Evidentemente chi sta governando ha le idee un po' confuse".

La crisi diplomatica tra Italia e Francia

Ieri Parigi ha richiamato l’ambasciatore a Roma dopo il continuo scontro tra i due governi. Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, minimizza e ribadisce che quello francese è un “popolo amico”. Ma accusa Parigi di aver commesso “un grave errore nel 2011: è un peccato che non chiedano scusa”, afferma. Questa mattina è intervenuta anche la ministra francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, che sottolinea come non si voglia “drammatizzare, si tratta di dire che la ricreazione è finita”. In particolare, Loiseau commenta l’incontro tra il Movimento 5 Stelle e i gilet gialli: “Un rappresentante di un governo straniero che viene in Francia a sostenere quello che non è nemmeno un leader politico, ma uno che ha chiamato alla guerra civile, al rovesciamento del presidente e a un governo militare, non era mai successo”. Secondo la ministra francese, si è trattato di una “ingerenza infondata, un gesto ostile”.

Richiamo non è permanente, è solo un segnale

A spiegare la decisione del governo francese ci pensa il portavoce del governo di Parigi, Benjamin Griveaux, ai microfoni di Europe 1: il richiamo “non è permanente, ma era importante dare un segnale”. Griveaux sottolinea che il dialogo con l’Italia non è mai stato interrotto, ma le cose sono cambiate dopo l’incontro di Di Maio con i gilet gialli, secondo il portavoce del governo: “La decenza, la cortesia più elementare, chiede di avvisare il governo” quando un ministro va in un Paese amico. Griveaux punzecchia il governo italiano: “Le battute” di Di Maio e Salvini “non hanno evitato all'Italia di entrare in recessione”. Infine, il portavoce del governo francese sottolinea che il dialogo tra i due Paesi non deve essere portato avanti dai vicepresidenti del Consiglio (Salvini si è detto disponibile a incontrare Macron) ma da Giuseppe Conte: “È lui il capo del governo e Macron lo ha già incontrato molte volte”.

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