Mario Draghi dà (tassi sempre più sotto zero sui depositi, a zero per i prestiti, maggiori acquisti di bond sul mercato, estesi anche ai corporate bond e non solo ai titoli di stato, nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine da giugno a tassi anche negativi per le banche più “meritevoli”), Mario Draghi toglie (l’economia europea continua a crescere meno del previsto, la deflazione è un osso duro da debellare alimentata com’è dalla debolezza dei prezzi delle materie prime come il petrolio, l’indebitamento pubblico resta ancora troppo elevato e la qualità del credito modesta soprattutto in paesi come l’Italia). E i mercati si adeguano, con Piazza Affari che passa da +3% a zero nel giro di mezzo pomeriggio.
Ma al di là degli alti e bassi dei mercati finanziari, che prospettive si aprono ora per chi si trova non tanto a dover investire ma ad indebitarsi? In soldoni le misure annunciate oggi dalla Banca centrale europea faranno bene a chi deve chiedere (o ha già acceso) un mutuo o un prestito oppure no? La risposta è affermativa: tagliare ulteriormente i tassi sui depositi e azzerare quelli sulle operazioni di rifinanziamento, per di più prevedendo che per le banche che incrementeranno i prestiti oltre un dato benchmark la liquidità a quattro anni potrà essere erogata a tassi negativi, significa dire che la Bce è pronta a pagare le banche che faranno credito all’economia reale.
E quindi chi già oggi paga tassi sui minimi storici, come nel caso dei mutui (in particolare a tasso variabile), dovrebbe vedere i tassi scendere ulteriormente, sempre che le banche non aumentino gli spread. Non solo: visto che la liquidità fornita a tasso negativo costituisce un recupero di redditività che va a compensare il calo di redditività subito sulla liquidità che le banche debbono comunque mantenere per rispettare i parametri di solidità patrimoniale, tutti gli istituti che saranno in condizioni di farlo sono già da ora incentivati a espandere nuovamente i prestiti, anche se i prestiti stessi rendono comunque poco. Di quanto sarà l’effetto? Dipenderà dalla struttura dei singoli contratti di mutuo o prestito sottoscritti.
Tenendo presente che la duration di un bond decennale è attorno a 6 volte, ci si potrebbe attendere entro l’estate un calo dello 0,5%-0,7% dei rendimenti sui bond di tale durata e dunque un tasso negativo sui Bund e in calo attorno allo 0,75%-0,85% sui Btp italiani. Analogamente un mutuo decennale a tasso fisso che al momento costa tra l’1,5% e il 2% potrebbe costare poco più dell’1%-1,5% di qui a pochi mesi. I mutui a tasso variabile di analoga durata già oggi costano tra lo 0,8% e l’1,2% e probabilmente potrebbero appiattirsi tra lo 0,5% e lo 0,8%.
A monte resta tuttavia il problema delle sofferenze lorde su credito, che nel caso delle banche italiane a gennaio erano risalite sopra i 202 miliardi di euro e che sono viste in crescita ancora almeno fino all’estate; fortunatamente le sofferenze nette sono scese a inizio anno a 83,6 miliardi grazie ad alcune operazioni di cessione di crediti problematici avviate a fine anno. La fame di rendimenti e l’accesso alla liquidità garantito dalla Bce dovrebbero favorire ulteriori dismissioni e gradualmente rendere meno spinoso questo problema, liberando risorse da impiegare a favore di prestiti ad imprese (calati a gennaio dello 0,9% su base annua contro il -0,7% di dicembre) e famiglie (+0,8% annuo sia a dicembre sia a gennaio).
Lo scopo di Mario Draghi è del resto quello di incentivare la ripresa del credito dopo anni di vacche magre, ma attenzione: non è detto che l’Italia e il Sud Europa in genere possa essere più avvantaggiato della Germania o del Nord Europa da questa mossa. E’ anzi possibile che grazie all’ulteriore calo del costo del credito aziende tedesche o francesi possano finanziare operazioni di crescita che passino dall’acquisizione di nuove prede all’estero.
Qualche segnale lo si è già visto, con Vivendi molto attiva sia sul fronte Telecom Italia (dove negli ultimi giorni è stata ventilata l’ipotesi di una fusione Orange-Telecom Italia, se dovesse esservi il placet di Vincent Bollore, patron di Vivendi) sia nel settore editoriale (si parla di un possibile polo europeo della tv a pagamento che nascerebbe dal conferimento delle attività di Mediaset Premium a Canal Plus, altra controllata di Bollore). Insomma, ben vengano le novità di Draghi, purché le banche e le aziende italiane sappiano costruire attorno a questi strumenti una strategia di crescita coerente e sostenibile, possibilmente con l’aiuto e non l’ostacolo della politica fiscale ed industriale del governo italiano.