Dopo 158 anni chiude Pernigotti: addio all’azienda dolciaria, orgoglio italiano
“Chiude lo stabilimento produttivo della Pernigotti di Novi Ligure. Ciò significa 100 lavoratori a casa e altrettante famiglie in difficoltà”. L’annuncio è di Tiziano Crocco di Uila al termine dell’incontro dei sindacati con i rappresentanti della proprietà dell’azienda dolciaria, passata nel 2013 al gruppo turco Toksöz. L’azienda dolciaria italiana era stata aperta nel 1860 e per oltre un secolo e mezzo, lo stabilimento in provincia di Alessandria ha prodotto gianduiotti, torroni, uova di Pasqua e preparati per gelati. Un’azienda che ha fatto la storia d’Italia e che ora si trova a fare i conti con una crisi senza fine. Alcune produzioni erano già state trasferite in Turchia. Ora il piano sembrerebbe quello di smantellare la parte produttiva, mantenendo però il marchio. Naturalmente, parti sociali e lavoratori si batteranno affinché i posti di lavoro vengano salvati, con incontri e colloqui con vertici aziendali, sindacati e altri soggetti competenti. Il primo appuntamento è fissato per le 11 di questa mattina, 7 novembre, con il sindaco Rocchino Muliere in Municipio. “Dalle 13 assemblea con i lavoratori per decidere la mobilitazione. Sarà un’iniziativa forte per rimarcare il duro colpo che subiranno la città e l’economia della provincia” dice Crocco.
"Appena arrivata, la nuova proprietà aveva promesso il rilancio e aveva parlato di affiancare nuove produzioni ai dolci per le ricorrenze. Invece la Pernigotti ha sempre chiuso in perdita, con un continuo avvicendamento di amministratori delegati e di piani industriali", spiega Marco Malpassi, segretario della Flai-Cgil di Alessandria I rappresentanti dei lavoratori si aspettavano un piano di rilancio dopo le perdite di 13 milioni accumulate negli ultimi cinque anni. Ma invece Toksöz ha deciso di abbandonare l'Italia e il sindacato promette battaglia: "Vogliono licenziare e chiedere la cassa integrazione per cessazione di attività appena reintrodotta tramite il decreto Genova. Noi chiediamo che si utilizzi la "cig" per crisi, in modo da avere più tempo per trovare soggetti potenzialmente interessati a rilevare l'impresa", dice Malpassi.