Djokovic, poker a Wimbledon. Anderson sconfitto in tre set
Nole Djokovic è risorto. A Wimbledon ha ritrovato i colpi, la sagacia tattica, la forza e l’energia mentale dei giorni migliori ha sbaragliato la concorrenza e ha conquistato il tredicesimo successo in una prova dello Slam, il quarto sui prati londinesi. In finale l’ex numero uno del mondo ha battuto l’eroico Kevin Anderson, che ha giocato ventuno ore in sei partite per arrivare fino all’ultimo atto del torneo più prestigioso.
Kevin Anderson ha iniziato il torneo da numero 8 del mondo, lo scorso anno giocò la finale degli US Open, la prima della sua carriera, ma forse davvero nessuno avrebbe scommesso un euro o una sterlina sul sudafricano come finalista a Wimbledon. Sul suo cammino c’era Roger Federer, recordman di successi a Wimbledon, ma il sudafricano gli ha fatto lo sgambetto nei quarti, rimontando due set di svantaggio, poi ha vinto una semifinale da 6 ore e 36 minuti con John Isner, chiusa 26-24 al quinto.
Djokovic invece dopo un anno e mezzo quasi assurdo, con poche gioie e tante delusioni da quando ha ripreso il suo vecchio e fidato team ha ottenuto ottimi piazzamenti a Roma, al Roland Garros e al Queen’s e a Wimbledon si era presentato con l’inedito ruolo di outsider. Un cammino quasi perfetto prima della splendida semifinale con Rafa Nadal, il numero uno del mondo che Nole ha sconfitto in due giorni, dopo oltre cinque ore di gioco, 10-8 al quinto.
La finale. Le quasi undici ore giocate tra quarti e semifinale da Anderson erano per il primo sudafricano finalista a Wimbledon dal 1921 la più grande incognita. E l’avvio è quello peggiore possibile. Break in apertura di Djokovic, che rapidamente si porta sul 4-1 e dopo meno di mezz’ora ha già in mano il primo set. Il secondo è la fotocopia del primo, break in avvio, un altro a metà e un altro 6-2. Il terzo set è quello più equilibrato, Anderson resiste fino al tie-break, dove però Nole spadroneggia. Come una statua il serbo festeggia e urla sul centrale di Wimbledon, poker servito.
Il ritorno di Nole. Djokovic per anni è stato il terzo incomodo di lusso tra Federer e Nadal, poi è diventato il numero uno assoluto, e i numeri lo certificano, tra vittorie Slam (ora sono 13), finali in carriera (questa è stata la 100esima) e oltre 200 settimane al vertice, ma negli ultimi due anni gli Slam erano stati un tabù, a un certo punto Djokovic è finito in buco nero, cambi di allenatori in serie, una specie di santone come consigliere, il gossip aveva parlato anche di un presunto tradimento alla moglie. Questa primavera Nole ha ritrovato il suo team, la serenità e i suoi colpi e ora un grandissimo successo. Bentornato tra i grandi.