Dj Fabo, il Governo contro Marco Cappato: difenderà la legittimità del reato di aiuto al suicidio
Il Governo ha deciso di costituirsi davanti alla Corte Costituzionale per difendere la legittimità dei reati di aiuto e istigazione al suicidio previsti dall'articolo 580 del codice penale. La questione di legittimità costituzionale è stata sollevata pochi mesi fa dai giudici di Corte d'Assise di Milano nell'ambito del processo per la morte di Dj Fabo che vede imputato Marco Cappato. A nulla sono serviti gli appelli e le petizioni firmate da giuristi, intellettuali e 15mila cittadini, nell'ultimo giorno utile il Governo alla fine ha deciso di dare mandato all'Avvocatura di Stato e di costituirsi davanti alla Consulta nell'ambito del procedimento. Al momento non è dato sapere quale sarà la linea difensiva che verrà adottata dal governo, certo è che non è affatto un buon segno la decisione presa dall'esecutivo.
Nel corso dell'udienza preliminare celebratasi in Corte d'Assise a Milano lo scorso 14 febbraio, i giudici decisero di non procedere con la condanna o assoluzione di Marco Cappato, imputato per aver permesso a Dj Fabo di ottenere il suidicio assistito in una clinica svizzera, e di sollevare la questione di legittimità costituzionale in merito ad alcuni profili potenzialmente incostituzionali: secondo i giudici milanesi, infatti, Cappato non avrebbe rafforzato il proposito suicidario di Fabiano Antoniani – proposito che era già ben radicato in Dj Fabo – dunque la parte della norma che punisce l’agevolazione al suicidio senza influenza sulla volontà dell’altra persona sarebbe costituzionalmente illegittima. Inoltre, sempre secondo i giudici della Corte d'Assise, anche l’equiparazione tra aiuto e istigazione al suicidio e la conseguente sproporzione della condanna per l’aiuto al suicidio (dai 6 ai 12 anni, come per l’istigazione) sarebbe costituzionalmente illegittima.
Nonostante i pm avessero chiesto l'assoluzione piena per Cappato, nonostante siano passati ormai oltre 40 giorni dalla richiesta dei giudici della Corte d'Assise e nonostante nel corso di queste ultime settimane migliaia di cittadini abbiano chiesto al governo, firmando l'appello dell'Associazione Luca Coscioni, di non dare mandato all'Avvocatura di Stato per difendere la costituzionalità del reato di aiuto e istigazione al suicidio, alla fine, proprio nell'ultimo giorno a disposizione, l'esecutivo ha deciso di costituirsi davanti alla Corte Costituzionale.
“La scelta del governo è, oltre che del tutto legittima, anche pienamente politica, visto che l’esecutivo avrebbe potuto altrettanto legittimamente agire in senso opposto e raccogliere l’appello lanciato da giuristi come Paolo Veronesi, Emilio Dolcini, Nerina Boschiero, Ernesto Bettinelli e sottoscritto da 15.000 cittadini, che chiedevano al governo italiano di non intervenire a difesa della costituzionalità di quel reato, e dunque di non dare mandato all’avvocatura di Stato di costituirsi in tale procedimento. Prendo anche atto della richiesta di costituzione in giudizio di una serie di organizzazioni e gruppi che sempre si sono distinti per aver avversato in ogni modo il riconoscimento del diritto alla libertà e responsabilità individuale fino alla fine della vita. Il nostro obiettivo non cambia vogliamo far prevalere, contro la lettera del codice penale del 1930, i principi di libertà e autodeterminazione riconosciuti dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione europea dei diritti umani, nella convinzione che Fabiano Antoniani avesse diritto a ottenere in Italia il tipo di assistenza che, a proprio rischio e pericolo, ha dovuto andare a cercare all’estero con l’aiuto di Marco Cappato”, ha commentato l'avvocato dell'Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo.