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Dj Fabo è morto in Svizzera. Cappato: “Ha morso il pulsante, poi ha scherzato”

Dopo diversi appelli inascoltati, ieri era arrivato Svizzera, in una clinica – il cui nome è stato tenuto segreto – che consente il suicidio assistito. Con lui Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni.
A cura di Claudia Torrisi
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dj Fabo
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Alla fine dj Fabo ha scelto di andarsene: è morto oggi alle 11 e 40 nella clinica Svizzera dove era arrivato ieri. A dare la notizia è stato il tesoriere dell'Associazione Marco Cappato, che l'ha accompagnato in questo viaggio. "Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo", ha scritto su Facebook.

Cappato ha poi spiegato all'Ansa che Dj Fabo "ha morso un pulsante per attivare l'immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato". Il tesoriere ha poi raccontato che mentre si trovava in clinica Fabo ha rivolto un appello ai tre amici che lo hanno accompagnato: "Non prendetemi per scemo ma devo chiedervi un favore: mettete sempre le cinture. Non potete farmi un favore più grande". Il trentanovenne "ha pronunciato queste parole da solo, senza aiuti. Ha trascorso i suoi ultimi momenti in vita con gli amici ed i familiari più stretti. Fino a poco prima che ci lasciassimo ha continuato a ringraziarmi", ha aggiunto Cappato.

Dopo diversi appelli inascoltati, il dj 39enne reso cieco e paralizzato da un incidente ieri era arrivato Svizzera, in una clinica – il cui nome è stato tenuto segreto – che consente il suicidio assistito: aveva fatto le prime visite, in attesa della decisione definitiva. Un viaggio arrivato dopo il terzo rinvio della legge sul testamento biologico. Fabo ha accusato i parlamentari, sostenendo che fosse "una vergogna" che nessuno avesse "il coraggio di mettere la faccia per una legge che è dedicata alle persone che soffrono". Il trentanovenne aveva provato diverse cure, ma senza risultati, e adesso si definiva uno dei tanti "schiavi di uno Stato che ci costringe ad andare all’estero per liberarci di una tortura insopportabile e infinita".

Stamattina aveva affidato l'ultimo messaggio al profilo twitter dell'associazione: "Sono finalmente arrivato in Svizzera, e ci sono arrivato purtroppo con le mie forze e non con l'aiuto dello Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e la ringraziero' fino alla morte".

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Filomena Gallo, segretaria della Luca Coscioni aveva spiegato che per questo gesto Cappato "rischia 12 anni di carcere", perché si è "preso la responsabilità" di tale atto e ha ricordato come molti malati siano "costretti ad emigrare per ottenere l’eutanasia e ciò è discriminatorio anche per i costi che ciò richiede, fino a 10mila euro". Gallo ha dichiarato che il caso di dj Fabo "non è isolato, anzi: sono 117 gli italiani che dal 2015 hanno scelto le cliniche elvetiche per sottoporsi ai test medici e psicologici che danno il via libera all'iter dell'eutanasia".  Gli italiani che chiedono informazioni all'associazione Coscioni su come fare "sono tanti: dal 2015 sono stati 225. Di questi, 117 hanno deciso di andare in Svizzera. Non tutti sono morti: alcuni, dopo i test che hanno dato il nulla osta dei medici, hanno scelto comunque di rientrare in Italia. Avuta la certezza che si può fare, hanno deciso di pensarci ancora", ha concluso.

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