Divorzio breve, da oggi si parte: rischio ingorghi nei tribunali
Via libera, a partire da oggi, al divorzio breve. Non saranno più necessari tre anni per separarsi ma se la decisione è consensuale saranno sufficienti sei mesi, che diventeranno 12 qualora dovesse intervenire un giudice. Tempi molto più rapidi dunque, anche se c'è una grande incognita che minaccia l'efficacia della riforma: quella di un boom di richieste da parte di decine di migliaia di coppie che, avendo maturato un anno o due di separazione, vorranno approfittare della velocizzazione. Il pericolo è che si crei un ingorgo nei tribunali visto che la norma è retroattiva e non fa nessuna distinzione tra chi inizia oggi il percorso e chi l’ha già iniziato.
Secondo Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione matrimonialisti italiani, "quest’anno ci sarà il doppio di richieste di divorzio: normalmente sono cinquantamila procedimenti all’anno, ma dato che si sono create d’improvviso le condizioni per tanti che erano a metà percorso, ne arriveranno altrettanti tra giugno e luglio". Insomma, il rischio di un boom di separazioni potrebbe – almeno in una prima fase – intasare i tribunali civili italiani, tanto che Gloria Sevetti, presidente della sezione che si occupa di diritto di famiglia a Milano, ha detto al Sole 24 Ore: "Questa riforma ci affosserà". Gassani sembra più cauto: "Ci sarà un contraccolpo nei primi mesi, ma i tribunali si sono attrezzati e non più tardi di ottobre-novembre avranno smaltito questa mole un po’ eccezionale di lavoro".
Di pari passo con il "divorzio breve" è entrato in vigore quello "facile": ci si potrà cioè dire addio senza passare passare da un tribunale, ma con la cosiddetta negoziazione assistita di un avvocato o addirittura senza legali e davanti al sindaco (ma solo se non ci siano figli né trasferimenti immobiliari). Una procedura che – oltre a velocizzare i tempi – non pesa sui portafogli: con 16 euro di bolli è tutto fatto.