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Perché e quando il tribunale del riesame concede la scarcerazione

La carcerazione è sempre l’ultima scelta del giudice, l’estrema ratio, quando non ci sono altre soluzioni. Esistono, infatti, diverse misure alternative alla detenzione da usare prima e dopo che sia stata comminata la pena: dagli arresti domiciliari, disposti nel caso di Annamaria Franzoni, dopo che aveva scontato parte della pena, all’obbligo di dimora, cui fu sottoposto in attesa di processo, Antonio Logli, all’affidamento in prova ai servizi sociali, come avvenne per Giovanni Scattone.
A cura di Redazione
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Le misure alternative alla detenzione cautelare sono soluzioni restrittive utilizzate in alternativa alla carcerazione per attuare la funzione rieducativa della pena. Possono essere adottate sia in fase preliminare di indagine o svolgimento del processo sia a pena comminata, dopo la sentenza di Cassazione, come alternativa alla pena. Tali misure sono previste dalla Legge 354 del 26 luglio 1975 sull'Ordinamento penitenziario e sono mirate, tra l'altro, a favorire il percorso rieducativo del condannato. Proprio perché si scontano all'interno della comunità, infatti, tali misure risultano efficaci nel garantire il percorso di reintegrazione in società. A disporle, rispettivamente, in fase preliminare al processo e in presenza di una condanna irrevocabile, sono, rispettivamente, il Tribunale del Riesame e il Tribunale di Sorveglianza.

Quali sono le misure detentive alternative

Sono misure alternative alla detenzione, l'affidamento in prova al servizio sociale, la detenzione domiciliare, il regime di semilibertà, la liberazione anticipata. Sono alternative al carcere le misure cautelari coercitive previste e disciplinate dall'articolo 283 del Codice di procedura penale, come gli arresti domiciliari, il divieto di espatrio, l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, l'allontanamento dalla casa familiare, il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa o l'obbligo di dimora.

Affidamento in prova

L'affidamento in prova ai Servizi sociali è una pena alternativa alla detenzione, disciplinata dall'articolo 47 della legge 354. Consiste nell'affidamento del condannato a un servizio sociale fuori dall'istituto di pena, per un periodo corrispondente alla pena da scontare. Nella cronaca troviamo uno dei tanti esempi nel caso dell'omicidio Marta Russo. Giovanni Scattone, l'ex ricercatore universitario condannato con sentenza definitiva a 5 anni per l'omicidio della studentessa 22enne avvenuto all'università La Sapienza di Roma, il 9 maggio 1997, nel 2004 venne affidato in prova ai servizi sociali, per gli ultimi due anni della sua pena. La decisione, che disponeva l'affidamento a una cooperativa che si occupava di assistenza agli handicappati, fu presa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma.

Arresti domiciliari

Gli arresti domiciliari sono una misura cautelare personale disciplinata nell'articolo 284 del Codice di procedura penale. È una misura che può essere adottata in alternativa alla detenzione cautelare come misura restrittiva. A differenza della detenzione domiciliare, la misura può essere adottata anche in fase di indagine preliminare, in sostituzione della misura cautelare o mentre il procedimento penale è in corso. È il Tribunale del Riesame a decidere se, in accoglimento della richiesta dell'indagato, sia il caso di commutare la detenzione nella misura di arresti domiciliari. Un esempio di applicazione di tale procedura è quello del caso di Francesco Bellomo, l'ex magistrato accusato di maltrattamenti ai danni di tre ex borsiste e una ricercatrice della sua Scuola di Formazione per la preparazione al concorso in magistratura ‘Diritto e Scienza' di Bari. Dopo aver trascorso un periodo agli arresti domiciliari, Bellomo è tonato in libertà, grazie alla decisione del Riesame.

Detenzione domiciliare

La detenzione domiciliare prevede che un condannato in via definitiva possa scontare una parte della pena nella propria abitazione, in un altro domicilio assegnato o in luogo pubblico di assistenza, come una struttura. Questo ordinamento viene disposto dal Tribunale di sorveglianza e, differenza degli arresti domiciliari, che sono una misura cautelare, è un regime di espiazione della pena. Un esempio di adozione di questa misura riguarda il caso dell'ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, condannato a 5 anni e 10 mesi per corruzione nell'ambito del processo Maugeri-San Raffaele. Dal 22 luglio 2019 Formigoni sconta la detenzione in una casa di Milano, dopo che il tribunale di Sorveglianza ha ha concesso i benefici della detenzione domiciliare previsti per i condannati ultrasettantenni.

Obbligo di dimora

In alternativa al carcere esistono anche alcune misure cautelari come il divieto e obbligo di dimora, una misura cautelare personale, coercitiva e obbligatoria, prevista e disciplinata dall'articolo 283 del Codice di procedura penale. È disposta da un giudice, sia in fase di indagini preliminari sia in fase processuale. Un esempio di adozione di questa misura limitativa della libertà riguarda l'omicidio di Roberta Ragusa. Per tutta la durata delle indagini e del processo l'imputato Antonio Logli è stato sottoposto a obbligo di dimora nei comuni di Pisa e San Giuliano Terme. La misura gli imponeva anche di restare in casa in orario notturno (dalle 21 alle 6 del mattino).  Altre misure cautelari disposte dal tribunale del Riesame in alternativa alla misura cautelare sono gli arresti domiciliari, il divieto di espatrio, l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, l'allontanamento dalla casa familiare, il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

Gli organi che dispongono le misure detentive alternative

A decidere delle misure alternative al carcere sono due organi competenti il Tribunale del Riesame, competente per le misure che precedono la pena e il Tribunale di Sorveglianza. Le misure vengono decise spesso in accoglienza di una specifica richiesta dell'indagato, o del detenuto, attraverso i suoi rappresentati legali. Anche in casi estremi, quanto un indagato è in stato di arresto per gravi accuse, come quella di omicidio ad esempio, il suo avvocato può fare ricorso contro la misura cautelare, al Tribunale del Riesame e richiedere l'adozione di una misura alternativa al carcere, qualora non vi fosse pericolo di fuga o inquinamento delle prove. Allo stesso modo, il legale può richiedere una misura alternativa anche quando il condannato sta scontando la pena, qualora ne abbia i requisiti. In questo caso è il Tribunale di Sorveglianza a decidere.

Tribunale del Riesame

Il tribunale del Riesame è un organo giurisdizionale con competenza di controllo esterno, non solo di legittimità ma anche di merito, a cui è affidato il compito di decidere i provvedimenti restrittivi della libertà personale. Il Tribunale del Riesame si esprime in fase di indagini preliminari, valutando l'opportunità di una misura alternativa al carcere. Il Riesame, in parole povere, può rimettere in libertà o trasferire ai domiciliari. Un esempio di come opera è quello del caso dello stupro della Circumvesuviana di Napoli, in cui fu il Tribunale del Riesame a disporre la scarcerazione dei quattro giovani accusati di stupro, in accoglimento del ricorso dei loro legali.

Tribunale di Sorveglianza

Il tribunale di sorveglianza è un organo giudiziario previsto dall'ordinamento penitenziario italiano con legge 354, si occupa della concessione e revoca delle misure alternative alla detenzione in carcere. Il tribunale decide le richieste presentate condannati a pene brevi o da detenuti in carcere, attraverso i loro legali. Un esempio di come opera tale organo è rappresentato dal caso di Annamaria Franzoni. La mamma condannata a 16 anni per l'omicidio del figlioletto Samuele Lorenzi, è stata rimessa in libertà dopo 11 anni  grazie all'accoglimento, da parte del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, della richiesta di libertà anticipata per buona condotta. Il Tribunale di sorveglianza decide anche per semilibertà, liberazione anticipata, differimento dell'esecuzione delle pene.

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