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Dire “esci il cane” e “siedi il bambino” non è più sbagliato: la decisione della Crusca

L’Accademia della Crusca e la rivincita del Sud Italia: espressioni come “esci il cane”, “entra i panni” e “siedi il bambino” sono corrette perché, nonostante si tratti di verbi di movimento generalmente intransitivi, “in questa costruzione hanno una loro efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui limiti grammaticali”.
A cura di Ida Artiaco
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L'Accademia della Crusca fa un regalo a tutti coloro che parlano i dialetti del Sud Italia. Da oggi espressioni di uso comune come "siedi il bambino", "esci il cane" o "entra i panni", molto diffuse proprio nelle regioni meridionali, non saranno più considerate sbagliate. Alla domanda posta da alcuni lettori, se fosse cioè lecito costruire il verbo sedere o entrare con il complemento oggetto, gli esperti hanno infatti dato risposta positiva, seppur con qualche cavillo nella spiegazione.

Di norma, infatti, i verbi di movimento sono per loro natura intransitivi, ma alcune espressioni potrebbero non essere considerate scorrette. "È lecita allora la costruzione transitiva di sedere? – dice Vittorio Coletti -. Si può rispondere di sì, ormai è stata accolta nell'uso, anche se non ha paralleli in costrutti consolidati con l’oggetto interno come li hanno salire o scendere (le scale, un pendio). Non vedo il motivo per proibirla e neppure, a dire il vero, per sconsigliarla". Dunque, "diciamo che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali".

L'apertura riguarda anche altre espressioni. "Una procedura sintetica che riguarda da tempo anche altri verbi di moto come salire e scendere ma anche uscire e persino, al Sud, entrare, che in molti italiani regionali (non solo meridionali) ammettono, specie all’imperativo, il complemento oggetto (sali/scendi il bambino dalla nonna, esci il cane)", conclude l'Accademia della Crusca, che ha però poi precisato che ciò vale per la lingua parlata, non per quella scritta. "Nell'uso formale – hanno precisato gli esperti – queste formule continuano a essere considerate un errore perché la lingua scritta, a differenza di quella parlata, non nasce spontanea, ma è regolata. Di fronte alle tendenze del parlato il linguista è sensibile perché tenta di cogliere il mutamento in atto, ma il grammatico no e si erge a limite invalicabile".

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