Diciotti, il documento di Conte per salvare Salvini: “Decisioni condivise, responsabilità mia”
“Sento il dovere di precisare che le determinazioni assunte in quell'occasione dal ministro dell'Interno sono riconducibile a una linea politica sull'immigrazione che ho condiviso nella mia qualità di presidente nel Consiglio con i ministri competenti, in coerenza con il programma di governo”. Sono queste le parole con le quali il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte prova a rafforzare la posizione del ministro Matteo Salvini davanti alla Giunta per le Elezioni e le Immunità parlamentari del Senato della Repubblica, l’organismo che dovrà esprimere un parere in merito all’autorizzazione a procedere chiesta dal Tribunale dei ministri nei confronti del ministro dell’Interno per il reato di sequestro di persona durante i giorni del caso Diciotti.
Il documento firmato da Conte è stato allegato alla memoria difensiva presentata da Salvini e verte su un concetto cardine: “Le azioni poste in essere dal ministro dell'Interno si pongono in attuazione di un indirizzo politico-internazionale, che il Governo da me presieduto, ha sempre coerentemente condiviso fin dal suo insediamento”. Come anticipa Repubblica, dunque, il Presidente del Consiglio ritiene di essere “responsabile ai sensi dell’articolo 95 della Costituzione” di tale indirizzo politico e in generale di tutti gli atti del ministro dell’Interno che sono oggetto delle valutazioni della Giunta. La posizione di Conte è in linea con quelle espresse dai ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli in un altro documento allegato alla memoria difensiva: il governo sostiene dunque che quella di Salvini sia stata una decisione “politica”, dunque insindacabile dai giudici.
Il caso Diciotti e l'accusa nei confronti di Matteo Salvini
Come vi abbiamo raccontato, il Tribunale dei ministri ha chiesto il processo per Matteo Salvini in relazione al mancato sbarco dei migranti a bordo della nave della Guardia Costiera U. Diciotti. Il ministro sostiene di aver agito “in nome di un “preminente interesse pubblico” e dunque in ossequio alle disposizioni dell’articolo 10 del Testo Unico sull’immigrazione. I senatori dovranno stabilire proprio se il mancato via libera allo sbarco dei migranti (per oltre 5 giorni con la nave attraccata a Catania) sia stato “atto politico” (che è insindacabile) o un “atto amministrativo”, come sostiene il Tribunale dei ministri.
Dopo una prima fase in cui si era detto pronto ad affrontare il processo, Salvini ha cambiato idea e ha chiesto al Senato lo scudo dell’immunità, chiedendo che la richiesta del Tribunale fosse bocciata. Una giravolta che ha messo in difficoltà il Movimento 5 Stelle, da sempre contrario alle immunità e ora costretto a prendere una decisione molto delicata, che potrebbe avere ripercussioni anche sulla tenuta dell’esecutivo.