video suggerito
video suggerito

Diciotti, Giunta dice no a processo: continua la protesta dei ‘dissidenti’ del M5S

La Giunta del Senato ha detto no al processo per Matteo Salvini. Il senatore Michele Giarrusso aveva già annunciato il voto favorevole “compatto” dei 5S alla relazione Gasparri, contro l’autorizzazione a procedere. Il M5S si rivolge ai dissidenti: “Il dialogo è sempre aperto, ma se Fattori e gli altri non condividono più questo modus operandi, potrebbero semplicemente restituire quanto dovuto e dimettersi”.
A cura di Annalisa Cangemi
885 CONDIVISIONI
Video thumbnail
Immagine

La Giunta per le autorizzazioni del Senato si è espressa sul caso Diciotti: 16 voti a favore della proposta del presidente della Giunta Maurizio Gasparri di dire no all'autorizzazione, 6 i contrari. La Giunta ha detto quindi di no alla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di poter processare il ministro dell'Interno Matteo Salvini con l'accusa di ‘sequestro di persona aggravato' per non aver fatto sbarcare per 5 giorni 177 migranti dalla nave Diciotti. Non appena il presidente della Giunta Gasparri e i commissari sono usciti dall'Aula di Sant'Ivo alla Sapienza, i senatori del Pd che protestavano nel cortile hanno urlato:"Vergogna e onestà. Giarrusso vergogna". Il senatore e capogruppo M5S in Giunta Michele Giarrusso aveva infatti anticipato il voto favorevole "compatto" dei 5S alla relazione di Maurizio Gasparri.

Dopo che ieri sulla piattaforma Rousseau si è votato per tutta la giornata per decidere la posizione del Movimento Cinque Stelle, la base continua a essere spaccata. E alcuni dei senatori dell'ala ortodossa del Movimento sarebbero anche pronti a votare ‘sì' nell'Aula del Senato, alla votazione finale, attesa per il prossimo 23 marzo.

Ieri i primi cittadini di Torino, Livorno e Roma, e cioè Chiara Appendino, Filippo Nogarin e Virginia Raggi, hanno spiegato sul Fatto Quotidiano perché avrebbero detto ‘no' all'immunità, e quindi perché sarebbero stati a favore del processo a Matteo Salvini. Per il capo politico Luigi Di Maio i sindaci si sono fatti strumentalizzare: "Mi cadono le braccia", avrebbe detto ieri sera durante l'assemblea congiunta del M5S.

Oggi è tornata a parlare Chiara Appendino: "Se accetti di far parte di un movimento che decide di porre in votazione dei quesiti devi anche accettare l'esito di quel voto, ora bisogna ricompattarsi e continuare a lavorare, questo è il mio auspicio". L'esito del voto online è stato chiaramente contrario all'autorizzazione a procedere: il 59% dei votanti si è espresso contro il processo, mentre il 41% si è detto favorevole. Hanno votato in 30.948, il 59,05% a favore del ministro degli Interni, e contro 21.469 (40,95%). Il M5S ha quindi rispettato il giudizio espresso dagli iscritti.

Per Appendino, che ha ricordato di aver votato "non nell'indirizzo che ha dato l'esito della votazione", è "chiaro che è stato posto un quesito che ha toccato le corde di molte persone. Non a caso sono stati in tanti a votare e quindi è un voto sentito. La democrazia funziona così – ha aggiunto – ci si danno delle regole, si è scelto di votare online, l'esito è quello che abbiamo visto tutti e si rispetta". Per la sindaca, dunque, "la questione è chiusa, ora si lavora per il bene della nostra comunità a livello locale e il Governo continuerà a lavorare per il bene del Paese. Per quanto mi riguarda – ha ribadito – è un esito che deriva da un voto e quindi come tale va rispettato". Quanto alle polemiche nel Movimento per il risultato del voto, per Appendino "è normale che ci sia per qualcuno un po' di malumore. Quando decidi di esprimerti e vedi che l'espressione non va nella direzione che tu ritieni invece giusta è normale che ci sia questo sentimento però il voto va rispettato, se no non è democrazia".

Nettamente contraria la senatrice Paola Nugnes, intervenuta questa mattina a Circo Massimo, su Radio Capital: "La rete aveva già votato su questo punto quando abbiamo votato il programma. È una contraddizione forte, perché questa votazione è fuori regolamento. Nell'articolo 4 dello Statuto, che è quello che regola le votazioni, quelle di questo tipo non sono previste. Con questo voto il M5S ha perso una parte della sua natura, dal punto di vista elettorale dovrebbe costare caro. Nella mia bolla di percezione il dissenso è ampissimo", ha aggiunto la senatrice, che la pensa come Elena Fattori e Matteo Mantero, che sostengono di rappresentare il 41% che ha deciso di non assecondare la Lega.

In una nota Francesco Silvestri, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei deputati, si è rivolto proprio ai dissidenti: "La democrazia diretta è sempre stato un principio fondante del MoVimento 5 Stelle. Anche sul caso Diciotti abbiamo fatto decidere i nostri iscritti, che è esattamente quello che non hanno mai fatto le altre forze politiche. Per questo ci stupiscono le parole di alcuni parlamentari che oggi si lamentano per questa decisione. Ricordo, ad esempio, alla senatrice Fattori e a quanti cercano giornalmente visibilità sui giornali, che è proprio grazie a Rousseau che sono potuti entrare in Parlamento, ben conoscendo le regole che hanno sottoscritto. Il dialogo all'interno del MoVimento è sempre aperto, ma se Fattori e gli altri non condividono più questo modus operandi, potrebbero semplicemente restituire quanto dovuto e dimettersi".

Il senatore del M5S Mario Michele Giarrusso ha commentato così l'eventuale rischio di espulsione per gli esponenti pentastellati: "Non tocca a me occuparmene c'è un capogruppo al Senato e c'è un leader politico…".

"L'espulsione dal nostro movimento è prevista quando non si applica il programma. E il programma m5s non prevede la sottrazione di un ministro dal giudizio di un Tribunale", ha detto il senatore ex M5S, ora iscritto al gruppo Misto Gregorio Di Falco.

La base M5S è spaccata

"Non liquiderei così facilmente questa votazione. Il 41% degli iscritti al M5S chiedono ai vertici un cambio di passo e il ritorno ai principi del M5S. Il 41% è un numero enorme. C'è qualcuno che dice che il 41% deve andarsene, qualcun altro vuole etichettare il 41% come dissidenza. Io so invece che il 41% e pronto a mobilitarsi e vuole chiedere conto della direzione di questo governo, vuole più coerenza", ha ammonito in un post su Facebook il presidente della commissione Cultura della Camera Luigi Gallo, tra gli esponenti della parte più ortodossa del Movimento.

"È un 41% fatto di persone diffuse in tutto il paese, sono carne e vita di cittadini attivi che credono in un sogno da almeno 10 anni, sono cittadini che ogni giorno si impegnano , sono consiglieri comunali che dedicano la loro vita al bene comune, sono sindaci che rischiano ogni giorno. Questi cittadini si sono innamorati di un programma votato da 11 milioni di cittadini. Programma, valori e principi che il M5S è chiamato a realizzare, a raccontare, a rivendicare in modo trasparente nel Paese ma anche al suo partner di governo".

E ha aggiunto: "La Lega fa la Lega, il M5S deve fare il M5S. Il M5S ha un suo programma su immigrazione e deve rivendicarlo, ha una sua idea di solidarietà, ha dei suoi valori sull'incontro tra diversità e deve rivendicarla, poi alcuni punti si raggiungeranno, altri no ma dobbiamo chiarire dove abbiamo ceduto e dove siamo riusciti a realizzare la nostra visione. Non si può abdicare ad avere una visione politica per i nostri cittadini su ogni singolo tema, ad avere un messaggio culturale per il Paese. Tante sono le cose fatte bene ma ci sono anche gravi errori".

.

885 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views