Nella serata di ieri, il vicepremier Luigi Di Maio, intervistato a Piazza Pulita, ha a lungo parlato del reddito di cittadinanza che verrà introdotto nella primavera del 2019 e ha inoltre dichiarato di aver dato mandato "di stampare le prime cinque o sei milioni di tessere elettroniche".
Del reddito di cittadinanza al momento si conoscono molti dettagli, ma non esiste ancora un provvedimento di legge specifico in dirittura d'approvazione. Nella legge di bilancio, infatti, sono state individuate e stanziate le coperture economiche necessarie, è stata individuata una platea potenziale di beneficiari, ma la vera e propria introduzione del reddito di cittadinanza si avrà con un provvedimento di legge collegato alla manovra di bilancio che ancora non ha iniziato il proprio iter di approvazione. A che pro, dunque, Di Maio abbia dato mandato di stampare cinque o sei milioni di tessere elettroniche non è dato sapere, essendo che l'atto primario che determinerebbe la necessità di far stampare queste carte non esiste.
Inoltre, cinque o sei milioni di tessere elettroniche appaiono un numero spropositato, essendo che la platea beneficiari individuata dall'esecutivo Lega-M5S conta sì milioni di individui, ma facendo i conti della serva appare subito chiaro come difficilmente i 9 miliardi di euro messi a bilancio per il reddito di cittadinanza riusciranno effettivamente a coprire le esigenze di 5-6 milioni di cittadini in stato di povertà, anche perché il reddito verrà erogato sulla base dell'Isee, dunque non del reddito annuo personale ma di quello del nucleo familiare di riferimento.
Insomma, la notizia diffusa ieri dal vicepremier pentastellato altro non è che un annuncio propagandistico che poggia su basi precarie. Non solo manca il provvedimento ad hoc per il reddito di cittadinanza, ma la stessa legge di bilancio che contiene le coperture per la misura è al centro di un'accesissima diatriba che vede protagonisti il governo italiano e la Commissione europea, diatriba culminata nella bocciatura della legge di bilancio italiana proprio ieri. Tenendo conto del contesto, dunque, sembra che Di Maio ieri abbia cercato, con quell'annuncio un po' troppo pomposo, di lanciare un avvertimento proprio alla Commissione Ue, un po' come a dire ‘non potete farci cambiare la manovra, noi abbiamo già concretamente iniziato a occuparci di ciò che abbiamo promesso ai cittadini".