Di Maio: “La notte ha portato consiglio a Macron, ma aspettiamo le scuse senza indietreggiare”
Il disgelo tra Italia e Francia dopo la crisi conseguente al caso Aquarius viene confermata anche dal vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio. “La notte ha portato consiglio”, afferma commentando la telefonata avvenuta nella notte tra il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ospite di Rtl 102.5, Di Maio sostiene che questa telefonata – da cui è poi scaturita la conferma del viaggio di Conte a Parigi, previsto per domani – sia “un primo segnale di disgelo”.
Dopo le parole di Macron e del portavoce del suo partito sul governo italiano e sulla gestione del caso Aquarius, la nave con a bordo 629 migranti a cui è stata negata la possibilità di approdare nei porti italiani, il vicepresidente del Consiglio si rivolge ancora al presidente francese: “Spero che il presidente Macron si scusi, è ancora in tempo. Ma finché non arriveranno le scuse noi non possiamo indietreggiare. Deve finire l'epoca in cui si pensa che l'Italia in qualche modo la puoi sempre abbindolare”. Sulla questione torna anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi: “Tocca alla Francia vedere di riportare a toni più urbani le sue dichiarazioni sulla questione migranti. Per quanto riguarda invece le questioni di fondo dobbiamo discuterne nelle sedi europee”.
Nomine Rai: ‘Niente lottizzazione’
Durante la sua intervista a Rtl 102.5, Di Maio parla anche delle prossime tappe che attendono il governo e tra queste c’è la partita delle nomine per il consiglio d’amministrazione della Rai, con le candidature arrivate in Parlamento da vagliare: “Sulle nomine Rai siamo d'accordo nel governo che non dobbiamo assolutamente cedere o praticare meccanismi di lottizzazione, la nostra idea è premiare il merito. Individueremo i migliori profili che possono gestire quell'azienda culturale e lo faremo con persone che non devono essere legate alle forze politiche che stanno all'interno di questo governo”.
Di Maio annuncia il suo primo decreto da ministro
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico annuncia quello che sarà il suo primo decreto da titolare del dicastero: si chiamerà “decreto dignità”. Un decreto che avrà quattro punti fondamentali: “Imprese, e quindi eliminare tutte quelle cose come lo spesometro, redditometro e studi di settore. Delocalizzazioni: chi prende fondi dallo stato non può andare all'estero. Lotta alla precarietà. Gioco d'azzardo”.
C’è poi il tema del reddito di cittadinanza: Di Maio assicura che già nella legge di bilancio di quest’anno si dovrà “avviare il fondo per il reddito di cittadinanza”, nella speranza – almeno questo è l’augurio del ministro del Lavoro – che possa essere attivo già nel 2019.
I rapporti con Salvini
“Io e Salvini siamo una strana coppia”, dice Di Maio. Con una cosa in comune: “Siamo entrambi animati dalla voglia di fare bene. Leggo considerazioni sul fatto che Salvini mi stia fregando. Io voglio passare innanzitutto per una brava persona, non per qualcuno che frega la gente. Siamo impegnati su fronti diversi, chi farà bene aiuterà il Paese, non è una competizione”, afferma ancora Di Maio che conclude dicendo: “Ci stimiamo”.
Lo stadio della Roma e il ruolo di Lanzalone
Il ministro del Lavoro è anche capo politico del MoVimento 5 Stelle e per questo commenta anche l’inchiesta sullo stadio della Roma che ha portato all’arresto di nove persone, tra cui Luca Lanzalone, presidente di Acea, vicino ai Cinque Stelle. “Da noi – afferma Di Maio – non esiste la presunzione di innocenza per reati gravi come la corruzione. Ieri si è autosospeso Ferrara, altrimenti lo avremmo espulso noi, e Lanzalone si deve dimettere perché non è pensabile che una persona ai domiciliari stia ancora ad Acea. Mi aspetto nelle prossime ore questo gesto”. Chiedendo quindi le dimissioni di Lanzalone, Di Maio aggiunge: “Ci aveva aiutato a salvare l'azienda di rifiuti di Livorno, era stato brillante nello sblocco della questione dello stadio di Roma. Era una persona amministrativamente preparata e abbiamo deciso di affidargli la presidenza della più grande partecipata di Roma. Quello che è successo mi addolora. Dobbiamo fare subito il daspo per i corrotti e gli agenti sotto copertura per i corrotti ci servono”.