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Derivati: l’Italia potrebbe perdere 8 miliardi da contratti degli anni ’90

A rivelarlo è stato il Financia Times, entrato in possesso di un documento della Corte dei Conti.
A cura di Davide Falcioni
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Come se non bastasse la disastrosa situazione economica, per l'Italia si preannuncia una nuova batosta. Secondo il Financial Times, entrato in possesso di un documento della Corte dei Conti, il Belpaese potrebbe perdere 8 miliardi di euro dai derivati ristrutturati risalenti alla fine degli anni '90. All'epoca "Mario Draghi, attuale presidente della Bce, era direttore generale del Tesoro". Il report della Corte dei Conti, in particolare, fa riferimento alle "transazioni e all'esposizione sul debito nella prima metà del 2012, inclusa la ristrutturazione di otto contratti derivati con banche straniere dal valore nozionale di 31,7 miliardi di euro. Il rapporto lascia fuori dettagli cruciali e non fornisce una quadro completo delle perdite potenziali dell'Italia. Ma gli esperti che lo hanno esaminato – aggiunge il Financial Times – hanno detto che la ristrutturazione ha consentito al Tesoro di scaglionare i pagamenti dovuti alle banche straniere su un periodo più lungo ma, in alcuni casi, a termini più svantaggiosi per l'Italia".

Le banche non vengono citate dal documento, "ma gli esperti ritengono che risalgano alla fine degli anni 1990. In quel periodo Roma aggiustava i conti con pagamenti in anticipo dalle banche per centrare gli obiettivi di deficit fissati dall'Unione Europea per i primi 11 paesi che volevano aderire all'euro. Nel 1995 l'Italia aveva un deficit di bilancio del 7,7%. Nel 1998, l'anno cruciale per l'approvazione del suo ingresso nell'euro, il deficit si era ridotto al 2,7%".

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