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Delitto Rosboch: condanna a 30 anni per l’ex allievo Defilippi, 19 a Obert

La sentenza di condanna del Tribunale di Ivrea per l’omicidio dell’insegnante di Castellamonte assassinata il 13 gennaio dello scorso anno.
A cura di Antonio Palma
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Trenta anni di carcere per Gabriele Defilippi, l'ex allievo ventunenne reo confesso dell'assassinio, e 19 anni di reclusione per il suo amico Roberto Obert, accusato di averlo aiutato. È questa la sentenza di condanna emessa questa mattina dal Tribunale di Ivrea nel processo di primo grado per l'omicidio di Gloria Rosboch, l'insegnante di Castellamonte assassinata il 13 gennaio dello scorso anno e ritrovata cadavere un mese dopo nella cisterna di una discarica nei dintorni di Rivara, nel Torinese.

Il giudice per l'udienza preliminare, Alessandro Scialabba, non ha accolto dunque le richieste del procuratore generale che sosteneva l'accusa, Giuseppe Ferrando, che aveva chiesto invece l'ergastolo per Defilippi e venti anni di carcere per il complice 56enne. Secondo il pm, Gloria Rosboch voleva denunciare Defilippi, suo ex allievo, per una truffa da 187 mila euro andata avanti nel tempo, per questo attirata in trappola e uccisa, infine   fatta sparire.

Una sentenza che non ha soddisfatto i parenti di Gloria Rosboch. "Per me questa sentenza è falsa, troppo bassa", ha dichiarato l'anziana mamma della vittima. "L'ergastolo, così come richiesto dal pm, ci sembrava più adeguato" ha confermato anche l'avvocato di parte civile che assiste la famiglia.  "Questa non è giustizia, dovevano dargli l’ergastolo. Me l’ha uccisa con crudeltà, strangolandola", ha dichiarato anche  il padre dell'insegnante,sconfortato all'uscita dall'aula dopo la sentenza. L'uomo ha urlato anche contro la madre di Defilippi quando l'ha incrociata per caso in Tribunale: "È colpevole anche lei come Gabriele".  Sulla posizione giudiziaria della donna nella vicenda, lo stesso Gup di Ivrea ha rimandato la discussione perché la signora Caterina Abbatista non ha scelto riti alternativi ed è stata rinviata a giudizio con l'accusa di concorso in omicidio perché sospettata di essere stata l’istigatrice del delitto.

Soddisfatti invece del verdetto di primo grado gli avvocati difensori di Gabriele Defilippi che pure durante il processo avevano chiesto per lui l'infermità mentale, poi smentita da una perizia medica. "Defilippi così potrà ricostruirsi una seconda vita dopo un periodo di detenzione e rieducazione in carcere" hanno spiegato infatti i legali dell'uomo.  "Siamo riusciti a fare comprendere al tribunale che, al di là delle istanze soltanto repressive dell'opinione pubblica, Defilippi può essere restituito alla società civile e merita di avere una seconda opportunità quando sarà entrato in un'altra fase della propria vita" ha commentato l'avvocato  Giorgio Piazzese definiendo la sentenza "una decisione equilibrata che guarda al passato ma anche al futuro". "Non posso non essere orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto in questi pochi mesi, nei quali siamo riusciti a riprendere e ricostruire una vicenda che, quando sono intervenuto, era totalmente perduta" ha concluso l'avvocato.

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