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L'omicidio Meredith Kercher

Delitto Meredith, parla l’unico condannato Guede: “Non sono io il colpevole”

Rudy Guede, unico condannato in via definitiva per il delitto di Meredith Kercher a Perugia, ha rilasciato un’intervista al programma “Storie maledette”: “Non è stata trovata alcuna traccia del mio dna sul coltello col quale Meredith è stata uccisa”.
A cura di Susanna Picone
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Esce allo scoperto Rudy Guede, unico condannato per l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia la notte del primo novembre del 2007. Guede, ivoriano che all’epoca dei fatti aveva 21 anni, è stato processato con rito abbreviato e poi condannato per concorso in omicidio, in via definitiva, a 16 anni di reclusione. Con la definitiva sentenza della Cassazione che ha fatto uscire di scena Raffaele Sollecito e Amanda Knox, Guede è rimasto l’unico in carcere a dover pagare per l’omicidio di Meredith. Ora l’ivoriano ha deciso di raccontare la sua verità e lo ha fatto con la giornalista Franca Leosini della trasmissione di Raitre “Storie maledette”. “Guede ricostruisce dei fatti a cui puoi credere o meno – ha spiegato Leosini, secondo quanto anticipa il quotidiano Il Messaggero – Ma quello che emerge è che si tratta di una persona preparata, con un linguaggio elegante. Niente a che vedere con il ladruncolo che è stato descritto subito dopo il delitto”. “Io sono l'unico condannato”, ha raccontato Guede, “e sono certo di quello che dico, al 101 per cento, perché ho avuto modo di conoscere tutte e due le ragazze, ma soprattutto ho conosciuto Amanda Knox”. L'ivoriano avrebbe aggiunto di non aver ucciso Meredith: “Non è stata trovata alcuna traccia del mio dna sul coltello col quale Meredith è stata uccisa. E anche la simulazione del furto nella casa conferma quello che dico”.

“Io descritto come un ladruncolo” – Quando si è trovato dentro la casa del delitto di Perugia sarebbe scappato perché terrorizzato da quello che aveva visto e perché sapeva che nessuno gli avrebbe creduto. “Sono stato descritto – avrebbe raccontato ancora nell’intervista il detenuto – come un ladruncolo, un bugiardo. Me se così fosse avrei avuto altre denunce, qualche condanna. Non sono un santo, ma ho fatto le cose che fanno tutti i ragazzi della mia età. E quando mi sono trovato nella casa del delitto sono fuggito perché ho avuto paura. Nessuno mi avrebbe creduto. Ho pensato: negro trovato, colpevole trovato. Le indagini successive, fatte malissimo, mi hanno dimostrato che avevo ragione”.

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