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Elena Ceste: storia di un omicidio premeditato

Delitto Elena Ceste: Buoninconti assolto per l’aggressione alla troupe tv

Michele Buoninconti, il vigile del fuoco condannato in primo grado a 30 anni per l’omicidio della moglie Elena Ceste, è tornato in tribunale ad Asti per rispondere dell’accusa di aver aggredito una troupe televisiva della trasmissione “Porta a Porta”.
A cura di Susanna Picone
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L'azione penale non è perseguibile, perché il fatto non è più previsto come reato. Questa la sentenza del giudice di pace del tribunale di Asti, Rita Falco, che ha messo fine oggi al procedimento nei confronti di Michele Buoninconti per l’aggressione a una troupe televisiva della trasmissione “Porta a Porta”. Il vigile del fuoco condannato in primo grado a 30 anni di carcere per l'omicidio della moglie Elena Ceste provocò il danneggiamento di una telecamera, del valore di circa 30 mila euro, appartenente a una società torinese, rappresentata dall'avvocato Pasquale Demetrio. Buoninconti era arrivato in tribunale ad Asti scortato dalla polizia penitenziaria, dal carcere di Verbania, dove è detenuto. Barba e capelli lunghi, l’uomo condannato per l’omicidio della moglie Elena era apparso visibilmente sereno. Buoninconti avrebbe detto tra l’altro di essere fiducioso anche per il processo d’appello per l’omicidio della moglie Elena Ceste.

Le motivazioni della sentenza di condanna di Buoninconti – Il 3 febbraio scorso sono state depositate le motivazioni della condanna a 30 anni di Michele Buoninconti. Secondo i giudici, l’ex vigile del fuoco di Costigliole d’Asti ha agito “con straordinaria freddezza” ma ha commesso probabilmente “un unico errore”. Il riferimento è alle chiamate fatte da Buoninconti al cellulare della moglie Elena Ceste il 24 gennaio 2014, giorno del delitto, forse per cercare l'apparecchio. L'analisi delle celle telefoniche dimostra che era “nell'area del ritrovamento del corpo di Elena in un orario compatibile con il successivo sviluppo dei fatti”. Secondo i giudici che hanno condannato Buoninconti, il delitto di Elena Ceste ha avuto una “lunga incubazione” nella mente dell’uomo che avrebbe pensato di uccidere la madre dei suoi figli nell’autunno del 2013 perché “esasperato” dal timore che Elena cercasse di “evadere” dalla routine familiare.

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