DEF: il Governo stoppa l’aumento dell’IVA, ma per il reddito d’inclusione solo 600 milioni
Sono stati presentati alle camere i documenti integrativi alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza approvato dal Consiglio dei ministri del 23 settembre. Le tabelle contengono i dettagli degli scostamenti rispetto al DEF, con alcuni aggiustamenti sul reperimento delle risorse e sulle allocazioni dei fondi per i prossimi anni. Come vi avevamo già raccontato, le le stime sul PIL vengono rivedute al rialzo, a +1,5% per 2017 e 2018 contro il +1,1% e +1% di aprile; il rapporto tra disavanzo e PIL è previsto attestarsi al 2,1% nel 2017, per scendere ancora fino all’1,6% il prossimo anno; l’aggiustamento strutturale di bilancio tra il 2017 e il 2018 viene previsto di 0,3 punti percentuali, invece che di 0,8 punti come era stato indicato nel DEF.
Il primo obiettivo resta quello di scongiurare l’aumento dell’IVA, che sarebbe stato determinato dall’attivazione delle clausole di salvaguardia disposte dagli esecutivi precedenti. Complessivamente, infatti, stiamo parlando di una manovra di 19,6 miliardi di euro, con il mancato aumento dell’IVA che richiede coperture per 15,7 miliardi di euro. Considerando i 10 miliardi di “margine autorizzato” dalla UE, le coperture individuate (per circa 8,6 miliardi di euro) arrivano da 5,1 miliardi di entrate aggiuntive e da 3,5 miliardi di tagli alla spesa.
Per quel che riguarda le voci in uscita, abbiamo 600 milioni per fondo coesione e reddito di inclusione, risorse che salgono a 900 milioni per il 2019 e 1,2 miliardi per il 2020; per la decontribuzione della lavoro giovanile si parla di 2,1 miliardi per il 2019 e 4 miliardi per il 2020; per le politiche invariate la cifra per il 2018 è di 2,6 miliardi, che saliranno a 3 per 2019 e 2020; per gli investimenti 300 milioni l'anno prossimo, 1,3 miliardi nel 2019 e 1,9 miliardi nel 2020.
Critiche dalla Corte dei Conti: misure fiscali non strutturali sono un rischio
Il Presidente della Corte dei Conti Antonio Martucci, in una audizione al Senato, evidenzia i rischi che arrivano da misure fiscali concentrate “sulla ricerca del risultato immediato e quindi, su interventi non strutturali”, dal momento che si potrebbero “generare effetti distorsivi sull'assetto del nostro sistema fiscale, che, al contrario, sollecita riforme in grado di recuperare i principi di fondo cui dovrebbero ispirarsi”. Distorsioni che sono state accumulate da anni di interventi discutibili su spending review e fisco e che, per i magistrati contabili, necessitano di correzioni di rotta strutturali. Dubbi anche sulla lotta all’evasione fiscale che “è per sua natura incerta” e dunque “gli anticipi di imposta possono incidere sulla tenuta del gettito in un orizzonte temporale che si estenda oltre quello dell'urgenza del risanamento”.