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Decapitazioni, crocifissioni e torture: la barbarie dell’Isis a Sirte

Decine di persone sono state uccise a Sirte – in Libia – nell’ultimo anno. Un dossier di Human Right Watch rivela i dettagli tra decapitazioni, crocifissioni e torture per aver semplicemente fumato una sigaretta o ascoltato musica.
A cura di Davide Falcioni
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Nei giorni in cui la comunità internazionale legittima il governo libico di "unità nazionale" Human Right Watch diffonde un dossier di 41 pagine che rivela le atrocità dello Stato Islamico nella città di Sirte, nel nord del Paese: i miliziani hanno giustiziato in pubblico almeno 49 persone a partire dal febbraio del 2015, decapitandole oppure colpendole con un proiettile in testa, in quelle che possono essere definite esecuzioni sommarie volte ad assoggettare la popolazione libica.

L'organizzazione per la tutela dei diritti umani ha raccolto decine di testimonianze degli abitanti di Sirte, compresi alcuni dei parenti delle vittime: il quadro che ne è emerso è che lo Stato Islamico ha ucciso almeno 49 persone per le ragioni più disparate e incredibili: dalla stregoneria all'accusa di aver "offeso Dio", per passare all'opposizione politica. In altri casi dei cittadini sono stati arrestati per il "fumo di sigarette" e persino l'ascolto di musica "proibita". In tutti i casi le vittime non hanno avuto la possibilità di organizzare una difesa, ma sono diventate protagoniste di un vero e proprio incubo tra decapitazioni in pubblico, fustigazioni e crocifissioni. Ahlam, 30 anni, ad esempio racconta: "Qui la vita è insostenibile. Uccidono innocenti, e poi non ci sono né ospedali né dottori, tantomeno medicine. Ci sono spie in ogni angolo della strada. Molti sono scappati, ma altri sono intrappolati. E non abbiamo soldi per fuggire".

Il miliziano in sedia a rotelle che terrorizza gli abitanti di Sirte

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Tra gli episodi citati dal dossier c'è anche l'uccisione di Milad Ahmed Abourgheba, un oppositore dello Stato Islamico che alcuni mesi fa è stato prelevato di notte mentre stava dormendo e sequestrato. Lo scorso 16 gennaio l'uomo è stato trascinato in piazza dove, malgrado abbia ammesso di essere pentito, è stato ucciso. A premere il grilletto è stato un miliziano tunisino su una sedia a rotelle che ne ha poi ordinato l'esposizione su una croce per tre giorni, come un monito alla città.

La situazione a Sirte è dunque drammatica: lo Stato Islamico ha iniziato l'assedio alla città nel febbraio del 2015 riuscendo a conquistarla ad agosto: da quel momento ne controllano le infrastrutture principali come il porto e l'aeroporto, ma anche gli uffici dell'amministrazione pubblica come le poste e le scuole. Lo studio del diritto e della storia è stato sospeso a favore di un vero e proprio indottrinamento: gli studenti, infatti, sono tenuti a conoscere alla perfezione la legge islamica. Il dossier di Human Right Watch rivela inoltre come agli uomini del Califfato siano state assegnate case sequestrate in precedenza ai residenti: “Come se le decapitazioni e le fucilazioni dei presunti nemici non bastassero – sostiene nel rapporto Letta Tayler, esperta di terrorismo – l’Isis causa terribili sofferenze a Sirte anche per i musulmani che si adeguano alle sue regole”.

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