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Ddl intercettazioni, i giornalisti rischiano il carcere da 6 mesi a 3 anni

Divieto di pubblicazione delle intercettazioni fino all’udienza filtro e carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni irrilevanti: dal Pdl arriva il giro di vite.
A cura di Alfonso Biondi
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 Divieto di pubblicazione delle intercettazioni fino all'udienza filtro e carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni irrilevanti: dal Pdl arriva il giro di vite
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Giulia Bongiorno ha rassegnato ieri le due dimissioni da relatrice del ddl sulle intercettazioni. Il nuovo testo, quello per il quale il Pdl sta spingendo in maniera fin troppo decisa , non la convince per nulla . "Credo inaccettabile che prima si fa un accordo e poi siccome c'è questo schioccar di dita del presidente del Consiglio tutti voltano le spalle" ha sbottato la deputata di Futuro e Libertà. Il riferimento, fin troppo evidente, è ai due nuovi emendamenti del Pdl, sui quali i 9 membri della Commissione giustizia hanno dato parere favorevole; nello specifico: divieto di pubblicazione delle intercettazioni fino all'udienza filtro (fino a quando cioè i pm e gli avvocati difensori non abbiano selezionato i dialoghi utili per l’inchiesta e quelli da cestinare) e carcere da 6 mesi a 3 anni per i giornalisti che pubblicano intercettazioni irrilevanti.

Dopo le dimissioni della Bongiorno- sicuramente non un fulmine a ciel sereno– il nuovo relatore del provvedimento sarà Enrico Costa del Pdl, eletto con i soli voti della maggioranza. E Costa avrà un bel da fare per plasmare un testo equilibrato, condiviso e che vada giù anche a Giorgio Napolitano che in più circostanze ha fatto capire di non essere d'accordo con alcuni punti del ddl. La maggioranza ha poi fatto marcia indietro sulla norma ammazza blog, sancendo che l'obbligo di rettifica entro 48 ore coinvolgerà solamente le testate on line registrate e non blog e altre tipologie di siti informatici.

Le reazioni dell'opposizione

Emendamenti difficili da mandar giù per la Bongiorno, ma anche per tutta l'opposizione. In prima linea, come al solito, Antonio Di Pietro, che attacca l'esecutivo dalla sua pagina Facebook "Questo Governo, invece di pensare ai problemi reali del Paese, sta tenendo occupato il Parlamento con le intercettazioni, con il processo breve e il processo lungo: tutti provvedimenti che servono a solo a salvaguardare il presidente del Consiglio dai suoi problemi giudiziari. E, intanto, molti italiani non riescono ad arrivare alla fine del mese, il tutto nella completa indifferenza di questo esecutivo".

Anche per il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani è "scandaloso che mentre quattro ragazze muoiono sotto le macerie per lavorare a quattro euro all'ora e Moody's ci declassa, noi siamo qui a parlare di intercettazioni".

E sembra essere venuto meno anche l'appoggio di Pier Ferdinando Casini, uno che comunque si era sempre mostrato disponibile alla stesura di un testo condiviso con la maggioranza: "La nostra astensione sulle pregiudiziali di costituzionalità- ha dichiarato il leader dell'Udc- dimostra che se si vuole fare una legge seria per impedire gli abusi c'è lo spazio. Se invece vogliono fare censure o vendette non potremo essere complici".

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