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Ddl diffamazione: il Senato vota sì al carcere per i giornalisti

L’Aula di Palazzo Madama impegnata nell’esame del testo unificato proposto dal relatore Filippo Berselli e approvato dalla Commissione Giustizia. E col voto segreto passa un emendamento per il carcere ai giornalisti.
A cura di Redazione
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Fino ad un anno di carcere per i giornalisti che diffamano a mezzo stampa "con l'attribuzione di un fatto preciso". Passa con voto segreto l'emendamento della Lega Nord al testo unificato del ddl diffamazione approvato dalla Commissione Giustizia ("Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al testo unico di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e al codice penale in materia di diffamazione; relatore il pidiellino Filippo Berselli"). Insomma, sì al carcere per i giornalisti ritenuti colpevoli del reato di diffamazione, nel "suo caso più grave", come proposto dal parlamentare della Lega Nord Sandro Mazzatorta.

Un emendamento passato con 131 sì, 94 no e 20 astenuti, tra le proteste del responsabile Giustizia dell'Idv Luigi Li Gotti, che ha parlato senza mezzi termini di "voto anonimo", deprecando il "grande risultato politico ottenuto dalla Lega Nord". A seguito di tale voto, sia i rappresentanti dell'Udc che quelli dell'Idv si sono detti d'accordo con la richiesta del democratico Luigi Zanda di sospendere i lavori per capire come procedere ora sul ddl Diffamazione. Tra le altre cose, in precedenza era stato approvato anche un emendamento a firma Vita e Casson (PD) per contenere entro 30 righe la rettifica da pubblicare sulla stampa (un limite che non c'era nel provvedimento adottato dalla Commissione Giustizia).

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