Ddl anticorruzione, Severino presenta tre emendamenti: mercoledì il voto in Aula
La discussione sul disegno di legge anticorruzione sembra ad una svolta. Il Governo ha deciso di accelerare i tempi venendo anche incontro alle richieste di alcuni gruppi parlamentari della maggioranza, senza però snaturare l'impianto del testo preparato dal Ministro della giustizia. Oggi infatti Paola Severino ha appena depositato a Palazzo Madama tre emendamenti, da lei stessa definiti migliorativi, che potrebbero mettere la parola fine al lungo dibattito nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato. I tre emendamenti riguardano le norme sul collocamento fuori ruolo dei magistrati, e i due nuovi reati introdotti con il ddl anticorruzione, il traffico di influenze e la corruzione tra privati. In particolare con i tre emendamenti della Severino si modificano tre punti del ddl anticorruzione sgraditi soprattutto al Pdl che si era detto anche pronto a non votare il disegno di legge in Aula.
Fuori ruolo dei magistrati e corruzione tra privati – Per quanto riguarda il collocamento fuori ruolo dei magistrati il limite massimo è stato posto a dieci anni, superati i quali gli interessati dovranno tornare a fare i magistrati. Il limite vale anche per gli incarichi già conferiti, per cui chi lo ha già superato deve abbandonare la sua mansione attuale entro sei mesi. L'emendamento al ddl anticorruzione, però, prevede che il limite temporale non si applichi a chi ricopre cariche elettive o svolge il suo mandato presso gli organi di autogoverno e costituzionali, e neanche a chi ha incarichi presso istituzioni europee, organismi internazionali e rappresentanze diplomatiche. Sulla corruzione tra privati invece l'emendamento Severino prevede che si proceda solo dopo la querela della persona offesa "salvo che dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nell'acquisizione di beni o servizi", in tal caso si procederà d'ufficio.
Traffico di influenze – Infine per quanto riguarda il traffico di influenze illecite, l'emendamento al ddl anticorruzione chiarisce che il reato avviene solo quando il vantaggio scaturito dalla conoscenza con un pubblico ufficiale è "in relazione al compimento di un atto contrario ai doveri di ufficio o all'omissione o al ritardo di un atto del suo ufficio". Per chi incappa in questo reato la pena prevista va da 1 a 3 anni di reclusione. Dopo la discussione dei subemendamenti, le Commissioni del Senato voteranno definitivamente il testo che così potrebbe approdare in Aula già a metà della prossima settimana. Come stabilito dalla conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama, infatti, se la commissione avrà concluso l'iter il ddl anticorruzione arriverà in Aula mercoledì 10 ottobre.