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Davigo (Anm): “Classe dirigente che delinque è peggio dei criminali comuni”

Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati: “In Italia la vulgata comune è dire che rubano tutti. No, mi fa arrabbiare questa cosa, rubano molti. Non tutti”.
A cura di Davide Falcioni
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Piercamillo Davigo, presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, lancia un duro attacco alla classe dirigente del paese, in particolare alla politica e al capo del governo Matteo Renzi: "Dire che i magistrati devono parlare solo con le loro sentenze equivale a dire che devono stare zitti". Il premier nei giorni scorsi – commentando l'inchiesta Tempa Rossa – aveva esortato le toghe ad arrivare a sentenza e di non prodursi in commenti. "Le avete mai lette le sentenze? – ha ironizzato Davigo parlando del presunto protagonismo dei magistrati – è come quando sui giornali di provincia qualche volta c’è il pescatore che ha pescato un luccio enorme. Io dico: è il pescatore affetto da protagonismo o è il luccio che è enorme?".

Davigo però continua: "La classe dirigente di questo Paese quando delinque fa un numero di vittime incomparabilmente più elevato di qualunque delinquente da strada e fa danni più gravi. In Italia – ha detto – la vulgata comune è dire che rubano tutti. No, mi fa arrabbiare questa cosa, rubano molti. Non tutti. Altrimenti non avrebbe senso fare i processi". Il numero uno dell'Anm ha parlato di indagini che "si ripetono nei decenni" e portato l’esempio di "un funzionario pubblico che nel ’92 spiegava il sistema della distribuzione delle tangenti che andava avanti da 20 anni. Oggi inchieste recenti dimostrano che questo sistema è proseguito ininterrotto". Secondo Davigo "si ruba in modo meno organizzato. Tutto è lasciato all'iniziativa individuale o a gruppi temporanei. La corruzione è un reato seriale e diffusivo: chi lo commette, tende a ripeterlo, e a coinvolgere altri. Questo dà vita a un mercato illegale, che tende ad autoregolamentarsi: se il corruttore non paga, nessuno si fiderà più di lui. Ma se l'autoregolamentazione non funziona più, allora interviene un soggetto esterno a regolare il mercato: la criminalità organizzata". Dopo Mani Pulite, prosegue il magistrato, "hanno vinto i corrotti, abbiamo migliorato la specie predata: abbiamo preso le zebre lente, le altre sono diventate più veloci". A fermare quel pool "cominciò Berlusconi, con il decreto Biondi; ma nell'alternanza tra i due schieramenti, l'unica differenza fu che la destra le fece così grosse e così male che non hanno funzionato; la sinistra le fece in modo mirato. Non dico che ci abbiano messi in ginocchio; ma un pò genuflessi sì". Poi ancora una stoccata a Renzi, che "fa le stesse cose. Aumenta le soglie di rilevanza penale. Aumenta la circolazione dei contanti, con la scusa risibile che i pensionati non hanno dimestichezza con le carte di credito".

Alle parole di Davigo ha replicato il Consiglio Superiore della magistratura: "Le dichiarazioni di Davigo rischiano di alimentare un conflitto di cui la magistratura e il Paese non hanno alcun bisogno. Tanto più nella difficile fase che viviamo nella quale si sta tentando di ottenere, con il dialogo e il confronto a volte anche critico riforme, personale e mezzi per vincere la battaglia di una giustizia efficiente e rigorosa, a partire dalla lotta alla corruzione e al malaffare". Anche Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, ha dichiarato a Otto e Mezzo: "Davigo è una persona intelligente, preparata e brillante ma penso che abbia sbagliato a generalizzare, bisogna sempre entrare nello specifico. Se si dice che “sono tutti ladri”, facciamo il gioco dei ladri. Una volta i mafiosi andavano dai politici per piccoli favori, oggi sono i politici che vanno dai capimafia per chiedere pacchetti di voti. Oggi hanno più potere le famiglie mafiose dei parlamentari".

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